Orazione di Antonella Lestani del Coordinamento regionale donne FVG presso il monumento alla donna partigiana l’8 marzo 2023


Ritrovarci qui ogni anno a ripetere un rito laico, ad esprimere la nostra profonda gratitudine e a rendere onore alle nostre partigiane che combatterono la guerriglia armata, che portarono sulle loro biciclette ordini e messaggi, che vissero i mesi della montagna, che torturate dai fascisti e dai nazisti non parlarono, che pagarono con la vita il loro essere dalla parte giusta, dalla parte dell’antifascismo. Ma accanto alle combattenti non possiamo dimenticare quella moltitudine silenziosa di donne che aiutò i soldati sbandati e gli internati militari, curò i partigiani feriti, cucì le loro divise, li sfamò e ancora quelle che con i loro scioperi, le loro proteste e gli atti di insubordinazione di fronte ai fascisti, consapevolmente seppero di NO.
Ma a dispetto dell’evidenza, pochi protagonisti del tempo sembrarono capaci di vedere nell’agire delle donne qualcosa di diverso dal prolungamento del ruolo di cura e assistenza, dilatato fuori dallo spazio privato della famiglia. La logica conseguenza di questo costrutto ideologico ha sancito un diverso status: ad esempio, la donna che curava i feriti in montagna o in casa, che portava messaggi di collegamento tra un distaccamento e l’altro, era chiamata staffetta. Gli stessi compiti se svolti da un uomo avevano un rilievo diverso: si trattava di un addetto alla sussistenza della formazione, quindi di un partigiano combattente.
Finita la guerra, nonostante i sogni di cambiamento di molte donne, l’idea della inconciliabilità tra l’essere femminile e la politica, intesa come scelta civile e di partecipazione, si tradusse in costruzioni simboliche stereotipate che, in molti casi durano ancora oggi.
Per questo l’Anpi sarà sempre a fianco delle donne che lottano. Con la forza della nostra unità, del ritrovarci insieme, diverse per età, esperienza e vita quotidiana, ma decise a farci rispettare nei valori fondanti della nostra democrazia. E in questo periodo particolarmente difficile noi lottiamo per la pace, ricordando che anche le antifasciste della Guerra di Liberazione fecero la stessa cosa. La loro fu una guerra alla guerra per costruire la pace.
E allora questo 8 marzo vuole essere una dedica alle donne che subiscono la violenza delle guerre, un messaggio di umanità, un pensiero solidale perché la solidarietà unisce,. Alle donne ucraine madri, lavoratrici, giovani, colpite da una violenza inattesa, crudele, assurda. Donne che partecipano coraggiosamente alla difesa della loro comunità, donne costrette a ripararsi nei rifugi d’emergenza, che lasciano le loro case e il loro Paese, che hanno paura per i loro figli e i loro mariti, che prestano cura ai più deboli, che piangono morti innocenti.
E’ trascorso ormai un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, una guerra sciagurata scatenatasi nel cuore dell’Europa e assistiamo oltre che alla quotidiana dose di bombardamenti, morti e disperazione al sempre più crescente aumento delle spese militari e all’escalation del conflitto. Stiamo pericolosamente correndo verso il disastro globale.
8 marzo dedicato alle donne iraniane, esempio di lotta di resistenza per la libertà, che da mesi protestano, a rischio della propria vita, contro il patriarcato teocratico iraniano, contro l’uso del velo come forma di oppressione, contro la violenta repressione delle proteste da parte della polizia morale. Donne che al coraggioso grido “donna-vita-libertà” vengono pestate e ammazzate dal fondamentalismo religioso e da un sistema di potere patriarcale.
Dedicato alle donne afghane che, sotto il burka, vivono in un regime talebano che ha istituzionalizzato la violenza e la discriminazione contro ragazze e donne, privandole del loro diritto all’istruzione e al lavoro di tipo umanitario. Negli ultimi tre mesi, centinaia di ragazze che frequentano diverse scuole in Iran sono vittime di attacchi con il gas all’interno dei loro istituti. Per giorni il regime degli ayatollah ha negato che nel Paese fossero state prese di mira delle studentesse, molte delle quali di appena 10 anni. Alla fine, però il viceministro dell’Istruzione Younes Panahi ha dovuto ammettere che sì, effettivamente qualcosa di molto grave è accaduto in almeno una trentina di istituti femminili.
Un 8 marzo dedicato alle donne palestinesi che svolgono un ruolo fondamentale nella resistenza popolare all’apartheid israeliano e al colonialismo e alle donne africane che lottano per la vita nelle tante guerre dimenticate, che subiscono mutilazioni genitali, che sono vittime di tratta o condannate ad una vita di soprusi.
Un 8 marzo dedicato ad A Kr14f9 bambina senza nome di età stimata di circa 9 anni che non avrà più un futuro, alle donne che con i loro bambini si sono imbarcate su un peschereccio fatiscente scappando da una realtà di oppressione e violenza e che hanno invece trovato la morte a cento metri dalle coste della Calabria.
Oggi un pensiero va anche alle volontarie e operatrici delle tante organizzazioni umanitarie che sono impegnate in prima linea nel dare aiuto nelle zone del mondo coinvolte dalle guerre e dai disastri naturali.

Un pensiero quindi a tutte a queste sorelle, a quelle vite spezzate che chiedono giustizia, al loro coraggio e alla loro determinazione.
Nel loro messaggio per l’8 marzo le donne dell’UDI ci dicono che la guerra è il veleno del militarismo patriarcale, è devastazione dei territori, sterminio di civili, distruzione di ogni fonte di vita. La guerra è decisione di chi sta al riparo e manovra le pedine della morte. La guerra è interesse di pochi che impoverisce tutti gli altri e soprattutto le donne. La guerra genera guerra. La pace è libertà di esistere come donne e uomini liberi. La pace per le donne è possibilità di studiare, lavorare, amare senza costrizioni, senza sfruttamento, senza divieti. La pace per le donne è autodeterminazione nelle scelte riproduttive. La pace per le donne è costruire relazioni in un orizzonte di giustizia.
Costruiamo la pace come quelle migliaia di donne che 80 anni fa hanno lottato e contribuito a generare la repubblica democratica e non dimentichiamoci delle madri costituenti che hanno contribuito a scrivere l’art. 11 della Costituzione “L’Italia ripudia la guerra”.
Noi donne dell’ANPI siamo custodi della Costituzione e di questa eredità che donne coraggiose e determinate ci hanno lasciato e non dimentichiamoci che l’8 marzo nasce in Italia con la mimosa come gesto solidale da donna a donna per ricostruire insieme, dalle macerie di una guerra terribile.
Ancora qualche riflessione. Per la prima volta nella storia dalla Liberazione ad oggi ci troviamo, dopo il voto del 25 settembre, con il primo governo a trazione di estrema destra. Oggi, a diversi mesi di distanza, fra comportamenti e dichiarazioni si intravede con sempre maggiore chiarezza un disegno di profondissima riscrittura della Costituzione del ’48 e una propensione autoritaria estesa ad un uso distorto ai corpi dello Stato. Mi riferisco ai temi del presidenzialismo che in qualsiasi sua versione rappresenterebbe uno svuotamento dei poteri del Parlamento e del disegno di legge sull’autonomia differenziata che rappresenta una vera e propria secessione dei ricchi aumentando il divario, e dunque le diseguaglianze, fra aree forti e aree deboli del Paese.
Autoritarismo e diversificazione territoriale emergono fra l’altro in tante proposte e disposizioni avvenute in questi mesi: penso alla proposta di salari differenziati per i docenti, un ritorno alle gabbie salariali, alla cosiddetta legge anti rave, alle querele per diffamazione ai giornalisti, alle circolari agli studenti del Ministro Valditara che propone una intollerabile lettura faziosa della storia e che in risposta al pestaggio degli squadristi di Azione Studentesca avvenuto a Firenze a danno di alcuni studenti ammonisce e minaccia la preside del liceo Annalisa Savino che in una lettera ricorda ai giovani che “il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a se stessa da passanti indifferenti”.
E ancora le parole del ministro dell’Interno Piantedosi su alcuni migranti non sbarcati, definiti “carico residuale”, e che di fronte ai morti nel mare di Crotone dice che “La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”. E potrei continuare.
Di fronte a tutto questo noi dobbiamo rinnovare il nostro antifascismo che in questi ultimi anni sembra aver perso , la sua capacità di orientamento civile, sociale, politico e culturale. Rinnovare l’antifascismo significa contrasto ai singoli provvedimenti che il governo ha assunto o assumerà e che direttamente o meno rinviano al fascismo, a politiche autoritarie, a cambiamenti costituzionali. Significa parlare con i giovani, capire cos’è per loro l’antifascismo oggi, parlare con loro degli alti valori contenuti nella nostra Costituzione, nata dalla Lotta di Liberazione, essere al loro fianco nelle lotte per il diritto ad un’istruzione pubblica e laica e in quelle per in cui chiedono di prenderci cura della nostra madre terra. 
La Resistenza ci ha offerto una serie di valori da attualizzare: libertà contro oppressione, democrazia contro dittatura, uguaglianza contro gerarchia, lavoro contro finanza, persona contro individuo, solidarietà contro egoismo sociale e paura dell’altro, pace contro guerra.
Noi donne dell’ANPI siamo e saremo sulla scena politica e sociale, col nostro proprio senso di lotta, perché è sempre più forte il bisogno di una partecipazione attiva per riprendere, con determinazione, il percorso delle conquiste civili e sociali che hanno segnato le pagine migliori di questo Paese, e per contrastare le pesanti regressioni del nostro tempo. Tutta l’Anpi sta dentro questo percorso e da sempre!
Viva sempre dentro noi stesse il ricordo delle partigiane, viva la Costituzione e viva la Repubblica Italiana.

Antonella Lestani
Presidente Sez. ANPI Città di Udine – Fidalma Garosi Lizzero “Gianna”

8 MARZO 2023