Discorso in ricordo di Federico Vincenti a 10 anni dalla sua morte a cura della Presidente Antonella Lestani


Oggi ci ritroviamo a commemorare, a distanza di dieci anni esatti, il nostro stimato presidente provinciale Federico Vincenti. Un’autorevole figura che io desidero rievocare con un ricordo personale.

Fino ai primi anni 2000 ascoltavo Federico Vincenti durante le celebrazioni del 25 aprile in città o nelle commemorazioni per i fucilati al cimitero o alle carceri, poi un giorno Fidalma Garosi Lizzero la partigiana Gianna, che avevo conosciuto da poco durante una manifestazione e a cui avevo parlato di mio padre partigiano, mi disse: “Perché non vai ad iscriverti all’ANPI, sai che si possono iscrivere anche i parenti?” No, non la sapevo ma non me lo feci dire due volte e così il giorno dopo andai alla sede dell’ANPI in Viale Ungheria, a chiedere la tessera.

Mi accolse all’ingresso l’allora segretaria che mi introdusse nella grande stanza attigua dove c’erano due scrivanie. Nella prima, entrando a destra, era seduto Vincenti, di fronte più in fondo c’era Luciano Rapotez.

Vincenti mi fece gentilmente accomodare di fronte a lui e cominciammo a parlare. All’inizio, forse per la figura piuttosto imponente dietro la scrivania, provai un certo timore che sparì via via che parlammo.

Gli raccontai di mio padre partigiano, della mia famiglia, del mio lavoro, del mio impegno politico che tra le altre lui già conosceva. Mi chiese perché volevo iscrivermi all’ANPI e se fossi disponibile a collaborare attivamente con l’associazione. Alla prima domanda risposi che essendo un’antifascista praticante per me era la scelta più ovvia e che sarebbe stato anche un modo per rendere omaggio alla memoria del mio papà mancato da qualche anno mentre, alla seconda richiesta, gli dissi che mi sarei resa utile e disponibile alle loro richieste. Da lontano Rapotez tendeva l’orecchio… Alla fine di quell’oretta me ne andai con la tessera nella borsa e così iniziò il mio “essere ANPI”. All’inizio furono solo i volantinaggi, che facevo con Gianna e che avvisavano della commemorazione di Borgo Villalta ma dopo meno di un anno fui invitata al mio primo Comitato Provinciale e venni eletta.

Frequentando con maggiore assiduità la sede dell’ANPI cominciammo a conoscerci meglio e ad entrare in confidenza. Seppi così della grave malattia di suo figlio che mancò di lì a qualche mese e della cui perdita soffrì molto senza mai darlo a vedere. Dal di fuori sembrava che nulla potesse scalfirlo eppure capivo da qualche sua breve frase che dentro il cuore era a pezzi. Cominciai anche ad andare a trovarlo a casa, qualche volta finito il lavoro e lì mi raccontava qualche aneddoto o mi parlava della necessità di tutelare e salvaguardare i valori di libertà, uguaglianza e pace per i quali partigiani e partigiane avevano combattuto.

Fui sorpresa ed anche commossa quando chiese proprio a me di preparare l’orazione per il funerale della sua amata moglie Anna, partigiana anche lei, non pensando che a distanza di pochi mesi mi sarei ritrovata in piazzale Cavedalis, al monumento alla Donna Partigiana a salutare per l’ultima volta anche lui.

Da pochi mesi, caro Federico, mi sono ritrovata al tuo posto: sono diventata presidente provinciale; ripensando a quando ho iniziato la mia vita all’interno dell’ANPI, devo dire che non me lo sarei mai immaginato. Ho sempre davanti a me il tuo esempio, la tua espressione seria, il tuo spirito combattivo, il tuo carisma, la tua vita dedicata interamente alla lotta per la libertà e alla difesa del movimento partigiano e alla democrazia, il tuo aver fatto del Comitato provinciale di Udine uno dei più importanti d’Italia.

Tutta la tua vita è stata un impegno e un messaggio chiaro e costante rivolto ai lavoratori, alla cultura e ai giovani, a tutti quelli che lottavano per far rispettare e applicare la Costituzione. Nelle tue scelte, nelle tue decisioni a volte brusche, si combinavano sempre un forte senso dell’unità del movimento partigiano e la sua gelosa salvaguardia dell’autonomia.

Per me sei stato un maestro di vita per la coerenza agli ideali, per la fedeltà agli stessi e per la perseveranza nel continuare a proporli e viverli nelle concrete situazioni della storia, senza tentennamenti, oscillazioni, adattamenti, per nessun motivo e di nessun tipo.  Sei stato partigiano non solo nel periodo della Resistenza, ma sempre, essendo schierato dalla parte dell’antifascismo, della Costituzione, della libertà, della democrazia, della giustizia, del diritto al lavoro, alla salute e all’istruzione, dalla parte dei più poveri, degli stranieri. La tua lezione di vita e la tua memoria devono far parte del patrimonio a cui attingere per il nostro impegno quotidiano senza alcun compromesso.

In uno dei tuoi ultimi discorsi dicesti che: “la tentazione fascista è sempre latente come dimostrano le svastiche sui muri. Questa non è l’Italia che sognavamo, vogliamo un Paese antifascista che rispetti le Istituzioni».  Con queste tue ultime parole che sono quasi un testamento morale, ho raccolto il testimone e con la consapevolezza che mai potrò essere alla tua altezza , ti prometto che manterrò fede al ruolo assunto con impegno e onestà pronta a portare avanti un ANPI forte ed unitaria.