Orazione di Antonella Lestani alla cerimonia di domenica 26 settembre a Faedis


Saluti alle Autorità, ai Sindaci, ai familiari

Oggi siamo qui per ricordare i fatti storici, siamo qui per ricordare il brutale rastrellamento della fine di settembre del 1944 che mise fine all’esperienza della Zona Libera del Friuli Orientale – primo embrione di vita democratica, una delle più esaltanti ma anche tragiche realizzazioni della Resistenza friulana. Qui la divisione unificata Osoppo-Garibaldi “Natisone”, liberò e difese nell’estate 1944 un territorio di circa 70 kmq, che comprende i comuni di Attimis, Nimis, Faedis, Lusevera, Taipana e Torreano di Cividale.

Osoppo e Garibaldi, due formazioni unificate; a testimonianza che la Resistenza fu un fenomeno unitario che accolse tutti gli schieramenti democratici. Ci dispiace notare e ci meraviglia che oggi, proprio a questa commemorazione, che non ha mai cessato di ripetersi ormai da moltissimi anni nella stessa data, manchino a testimoniare questo sentimento unitario, i rappresentanti dell’Associazione Partigiani Osoppo.

Perciò anche per loro, siamo qui a fare memoria, perché la nostra anima, quella dell’ANPI è la memoria delle radici, quelle radici unitarie che ci portarono la Costituzione e l’Italia repubblicana.

Fare memoria e coltivarla, significa conoscenza storica, ricordo, valorizzazione del passato, capacità di trasformare l’eredità di valori quali pace, democrazia, uguaglianza, dignità che ci provengono dalla Resistenza, in impegno civile e sociale.

Noi la definiamo “memoria attiva”, memoria che ci fa capire che è possibile cambiare le situazioni più sfavorevoli attraverso l’unità e la partecipazione. Questo lo capirono le partigiane e i partigiani e tutti gli antifascisti che 77 anni fa combatterono il nazifascismo qui a Faedis e in tutto il nostro Paese e che, anche a prezzo della loro vita, ci regalarono la Carta Costituzionale.

L’idea di “memoria attiva” è quindi il modo di fare politica dell’ANPI, modo che si concretizza in un impegno civile e sociale che, oltre ad essere un diritto, è un dovere di cittadinanza.

Vedete, troppo spesso in questi ultimi anni, stiamo assistendo ad un’offensiva revisionistica di legittimazione storica e politica del Ventennio, che tende a screditare il movimento partigiano e l’intera Lotta di Liberazione.

Dalla propaganda fascista sui social ai tatuaggi inneggianti al nazismo sul corpo di un pugile, dall’intitolazione di una strada a Giorgio Almirante al tentativo di far cambiare nome ad un parco intitolato ai giudici antimafia Falcone e Borsellino proponendo in sostituzione il nome di Arnaldo Mussolini. L’obiettivo è quello di costruire una narrazione dove i vinti diventano i buoni e i vincitori diventano i cattivi, al fine, ancora una volta, di rilegittimare il fascismo e di condannare il movimento resistenziale.

Io credo che ricordare l’esperienza della Resistenza sia di ordine primario, sapere che sono esistiti i ribelli (come amavano chiamarsi i partigiani) che hanno detto di no e che hanno scelto di battere una strada impopolare, difficile e pericolosa ma giusta, ci aiuta a capire l’oggi. Ci sono, infatti momenti nella storia in cui si innesca un processo di disgregazione culturale che distrugge la convivenza civile e spalanca le porte di nuovo a conseguenze tragiche peraltro già vissute, conosciute e magari anche condannate. Mi riferisco a quello che sta accadendo nella nostra Europa, alle spinte nazionalistiche, al sovranismo, al razzismo che fa costruire muri e mettere filo spinato ai confini, al dispotismo e alla violenza, ai diritti calpestati e negati in Polonia e in Ungheria. Non è l’idea di Europa scritta a Ventotene da Colorni, Rossi, Spinelli, Hirschmann. Non è ancora l’Europa dei popoli e della solidarietà. C’è ancora tanto tanto bisogno di essere antifascisti e attuare un processo culturale volto alla conoscenza della storia.

Fatti storici che vanno innanzitutto insegnati ai giovani e l’ANPI, grazie al Protocollo sottoscritto con il MIUR, entra nelle scuole di ogni ordine e grado con progetti innovativi e linguaggi moderni ad insegnare la Resistenza e la Costituzione con l’obiettivo non solo di far conoscere la storia ma di far maturare e crescere nelle bambine e nei bambini, nelle ragazze e nei ragazzi il senso civico, l’idea che si è liberi di avere un’opinione, che nessuno può imporre agli altri cosa pensare e cosa essere e, soprattutto, che le cose non devono andare come sono sempre andate, ma che si può costruire un’alternativa migliore! 

Ricordiamoci quindi che non è sempre vero che la Storia si ripete ma è sempre meglio sapere da dove si arriva.