STORIA PASSIONALE DELLA GUERRA PARTIGIANA di Chiara Colombini


STORIA PASSIONALE DELLA GUERRA PARTIGIANA di Chiara Colombini , Edizioni Laterza

recensione a cura di Carlo Baldassi , comitato direttivo Anpi “Città di Udine”

In questo lavoro la brava Chiara Colombini ci presenta una lettura umanissima delle vicende vissute da migliaia di donne e uomini durante quei venti mesi – tragici e gloriosi. Anche se nel primo dopoguerra – complice il clima internazionale – prevalse necessariamente soprattutto a sinistra  la volontà di  difendere ‘politicamente’ e in toto la Resistenza, già poco dopo libri e film famosi avevano indagato quei vissuti (‘Uomini e no’, ‘Una questione privata’ ecc). Ma questi diari e i documenti riportati ‘in diretta’ fanno un passo in più e ci (ri)presentano i resistenti – piuttosto che come ‘eroi omerici’- come persone di tutti i ceti ‘..con le loro debolezze, le loro esitazioni, le loro personalità contrastate che nonostante tutto questo hanno creato e costruito una grande avventura umana’.  

A parte i pochi antifascisti storici provenienti dalle galere o dall’esilio, anche solo iniziare a ribellarsi alla nefasta guerra fascista l’8 settembre 1943 comportava per molti giovani – cresciuti nella propaganda di Mussolini – una scelta difficile poiché reclamava una qualche ‘repulsione etica’ verso la larga ignavia precedente, una nuova idea di sè e di Patria.

Poi – soprattutto nei primi mesi – la decisione di aderire a qualche banda partigiana (quale? in base a quali valori o circostanze?) comportava la necessità di superare ogni ‘attendismo’ ed accettare volontariamente rischi e forme di disciplina e gerarchie inusitati. E ancora, le modalità della battaglia sul campo (Coraggio o avventatezza? Timore o accortezza?) col rischio proprio e delle rappresaglie che la logica nazifascista della guerra totale riservava ai civili e ai luoghi dove operavano i partigiani. Dirigenti inesperti dovettero assumere decisioni immediate e drammatiche come attaccare con poche forze, sparare a sangue freddo ad un fascista in città o fucilare una presunta spia. Perchè all’Italia che nasceva si imponeva ‘una guerriglia impalcabile per riscattare la sua posizione morale di nazione sconfitta..così da guardare in faccia, senza vergogna, i fratelli slavi e francesi e di avere il proprio compito civile, nella nuova Europa’ (cit. da divisione GL ‘Lunense’ a pag.51). Nelle lettere ‘qui e ora’ dei protagonisti emergevano debolezze e paure unite al senso del dovere, il dolore per la perdita di compagni di lotta e l’odio verso un nemico crudele, in particolare la Xa Mas e le Brigate Nere di Salò. Emergevano parallelamente sensibilità ed opzioni politiche per un futuro migliore, sino ai sentimenti di orgoglio e di rivalsa del 25 aprile (‘la ‘resa dei conti’- pag.114 sgg). Di fatto – come sottolinea Colombini – anche nell’animo dei singoli protagonisti spesso si ‘mescolavano’ le tre anime della guerra di resistenza descritte da Claudio Pavone (patriottica, civile e di classe) e per molti le delusioni successive. Belle infine alcune lettere tra coppie di innamorati in cui aspetti personali e politici si intrecciano, anche se  ‘Sotto la pressione..della guerra e della Resistenza ..passioni e sentimenti entrano in rotta di collisione tra loro e si dispongono su una scala di priorità inedita’. (pag.120). Nel descrivere quelle passioni e quelle vicende, il libro ci ricorda che ad esse  dobbiamo anche oggi le potenzialità di progresso fissate nella Costituzione, contrastando coloro che da 30 anni tentano di obliare l’antifascismo, la nostra ‘religione civile’.