Il 24 aprile 1944 a Salerno, su pressione del leader comunista Palmiro Togliatti, rappresentanti dei partiti antifascisti entrarono a far parte di un governo di unità nazionale presieduto sempre da Pietro Badoglio, accettando così di collaborare, se pure con riluttanza, con un personaggio che ritenevano corresponsabile della tragedia che stava vivendo il Paese. La motivazione stava nel fatto che, nell’emergenza della lotta antinazista, era conveniente collaborare con chiunque in quel momento fosse contro gli occupatori tedeschi. Questa scelta, pur osteggiata da molti antifascisti, in particolare dal Partito d’Azione e dai socialisti, fu chiamata “svolta di Salerno” e prevedeva l'accantonamento della questione istituzionale, da risolvere con referendum alla fine della guerra, e la formazione di un secondo governo Badoglio con la partecipazione dei partiti antifascisti.