Bella ciao, cara Nina


Il 23 Luglio 2022, in una casa di riposo di Mestre, si è spenta la partigiana “Nina” Natalina Biasizzo.
Nina nasce a Ciseris di Tarcento il 18 dicembre 1921.
Dopo l’8 settembre 1943 inizialmente si impegna con l’assistenza ai deportati in transito per Tarcento, e per questo viene sospettata dai Fascisti del luogo, ma anche per il suo legame con il partigiano Tarcisio Cecutto “Carlo”, comandante e creatore della “Banda autonoma della Bernadia” una delle prime formazioni partigiane del Friuli.
Minacciata, è costretta a salire in montagna con i partigiani e qui rimane fino alla fine di novembre, quando i tedeschi attuano il primo rastrellamento sistematico della zona.

La formazione si disperde, confluendo in buona parte, nella Garibaldi Friuli. Carlo e Nina partono per Parma, prima si rifugiano presso una sorella di lei e poi a Melegnano (Milano), dove cercano contatti con la Resistenza locale. Anche in quella zona le condizioni sono critiche e devono rientrare; vengono catturati però a Mestre, dopo una sosta in albergo e successivamente tradotti alle carceri di Udine dove Natalina giunge il 13 dicembre e viene rudemente interrogata. E’ incinta da alcuni mesi e durante un bombardamento partorisce nel carcere, dove resta fino al 2 febbraio, quando viene ricoverata in ospedale, piantonata, per qualche settimana.

Nel frattempo il fratello Virginio era stato ucciso il 6 dicembre. Carlo invece viene impiccato a Nimis il 29 febbraio senza poter vedere il figlio, insieme ad altri due partigiani: Biasutto Evaristo e Buttolo Giovanni. Nina esce dall’ospedale il 19 marzo e rientra a casa, ma subito deve fuggire presso la famiglia di Carlo e poi, ricercata, lasciare il figlio in custodia e tornare in montagna. Ogni tanto riesce a farsi portare il figlio nel bosco, per vederlo, ma deve rimanere in montagna dove conosce Sasso e Vanni, nelle formazioni Garibaldi-Osoppo che operano sui colli orientali e nella Benecija.

Alla fine della Guerra, partecipa alla liberazione di Tarcento dove entra con i partigiani, vestita da carabiniere.
Alla fine della guerra, le fu riscontrato un soffio al cuore e fu inviata dal Distretto Militare all’Ospedale al Mare. Finito tutto, Nina decise di unire i propri cari, recuperò anche il corpo di Carlo con il permesso dei
suoi famigliari e lo fece seppellire nel cimitero di Tarcento.
Per lunghi anni il suo impegno fu quello di far cancellare dall’atto di nascita del figlio la dicitura “Nato in carcere”.
Una delegazione dell’ANPI di Udine andò a trovarla nel 2019, nella casa di risposo Antica scuola dei Battuti a Mestre per festeggiare il suo compleanno; in quell’occasione ci confidò: “Oggi, nel cimitero dove sono sepolti i miei fratelli e il mio compagno le tombe sono devastate , il comune ha promesso di sistemare ma finora non hanno fatto nulla.”
L’ANPI di Udine allora si assunse l’impegno di sistemare la tomba di quei partigiani e avrebbe tanto desiderato regalare a Nina per i suoi 100 anni le fotografie del restauro in modo da poterla sollevare da
quella preoccupazione.
Cara Nina, la pandemia ci ha tenuto lontani ma noi non abbiamo dimenticato l’impegno che avevamo preso con te! Speriamo che da dove sei, tu ci guardi e sorrida contenta.
Bella ciao, cara Nina.

Nelle foto:

  1. Nina e Carlo 2. e 3. foto della sepoltura di Tarcisio Cecutto e degli altri partigiani nel cimitero di Ciseriis di Tarcento (UD) da poco ristrutturata