Aprile, il mese della Resistenza_terzo racconto


Aprile è il mese della Resistenza.

Terza tappa del nostro “calendario civile”
Oggi partiamo da un frammento di poesia:

“Tebe dalle sette porte, chi la costruì? Ci sono i nomi dei re dentro i libri.
Sono stati i re, a strascicarli, quei blocchi di pietra?
Dove andarono, la sera che terminarono la Grande Muraglia, i muratori?
Cesare sconfisse i Galli. Non aveva con sé nemmeno un cuoco?”

La poesia è di Bertold Brecht e si intitola: “Domande di un lettore operaio”.
Dopo aver ricordato i fucilati delle Carceri di Udine, dopo aver reso omaggio a coloro che si prendono cura degli ammalati ricordando coloro che, durante la Resistenza, si presero cura di feriti e ammalati di allora, questa nostra terza tappa di aprile vuol ricordare gli “invisibili”, la rete di persone, il più delle volte anonima e “senza storia”(come direbbe Tito Maniacco) che ci permette, in questi tempi di coronavirus, di vivere, sopravvivere, resistere.
A chi ci riferiamo?
Ai “riders”, che ci portano le pizze. (Continuano a lavorare a cottimo?)
Ai postini, che ci recapitano la posta. ( Ma una gratifica qualcuno gliela dà?)
Agli spedizionieri, che dai loro furgoni colorati scaricano davanti alle nostre porte tutto quello che compriamo su internet. (Riusciamo a regalare loro uno sguardo gentile, visto che i loro occhi li vediamo solo di sfuggita?)
Ai braccianti più o meno clandestini, più o meno richiedenti asilo, comunque sfruttati, che raccolgono frutta e verdura fresca per noi. (Perché non li regolarizziamo?)
Ai piccoli contadini ed agli orticoltori, che quando e come possono riescono a vendere i loro prodotti nei mercati di quartiere.( Siamo disposti a pagare un po’ di più le loro verdure?)
Ai lavoratori ed alle lavoratrici dei surgelati, che ci permettono di riempire i nostri congelatori. (Chissà se ne assumono qualcuno in più?)
Agli operai ed alle operaie delle fabbriche che non hanno mai smesso di produrre, perché considerate essenziali e strategiche. (Le fabbriche di armi sono strategiche?) (Ce li hanno i dispositivi di protezione adatti?)
A chi lavora fianco a fianco con altre persone.
A chi è costretto a prendere mezzi pubblici comunque sovraffollati.
A chi torna a casa e deve ricominciare con i lavori domestici.
A chi torna a casa da solo e non può bersi neanche una birretta con gli amici.
Chissà quanti ne abbiamo dimenticati!…
Senza questa rete, senza questo intreccio di persone, di vite, di fatiche, di paure e di desideri, tutti noi staremmo davvero peggio.
Anche loro sono “popolo” e “società civile”.

Come “popolo” e “società civile” furono, durante la Resistenza, gli operai e le operaie che organizzarono e parteciparono ai grandi scioperi che dettero il via all’insurrezione della primavera  del 1945.
Le staffette partigiane, soprattutto donne e ragazze , che rischiando la vita, mantennero i contatti tra combattenti e non combattenti, tra montagna e città.
Gli anonimi portinai delle case popolari o dei grandi palazzi cittadini, che offrirono un rifugio momentaneo, magari solo aprendo e richiudendo in fretta un portone, a qualche partigiano inseguito o a qualche ebreo sfuggito per caso ai rastrellamenti.
Tutti quelli che in pianura con fatica e grandi difficoltà raccolsero i viveri da portare ai partigiani della montagna, sempre con la paura di esser e fermati e di veder requisito cibo così vitale.
Ragazzi e ragazze che, facendo finta di scambiarsi confidenze da innamorati, trasmettevano  a persone di cui non  conoscevano neppure il  nome  informazioni così importanti e segrete da non poter essere scritte.
Uomini e donne qualsiasi,  ora come allora, protagonisti e protagoniste di tantissime piccole storie senza le quali la Storia, con la “S” maiuscola, non avrebbe potuto e non può essere scritta e, soprattutto, non avrebbe e non ha alcun significato.
E’ da questo punto di vista che vogliamo invitarvi a rileggere la storia della Resistenza e della Lotta di Liberazione: anche la nostra valutazione del momento presente può trarne vantaggio.
 
Nella  foto di copertina:  I° convegno provinciale Donne della Resistenza: il tavolo dei relatori , 28/02/1951 (Archivio                                                                        fotografico ANPI UDINE – vietata la riproduzione)
Nella foto qui sotto :         Rider in bicicletta , 2020
                                                  Folla in piazza Libertà per festeggiare la Liberazione,  01/05/1945  (Archivio fotografico ANPI UDINE –                                                    vietata la riproduzione)