Perché ho deciso di iscrivermi solo adesso e non prima
Sono sempre stato vicino agli ideali dell’antifascismo per convinzione personale e per tradizione famigliare. Ma non mi ero mai iscritto all’Anpi in precedenza perché – molto semplicemente – non mi sembrava di “meritare” questa tessera, in fondo l’Anpi nasce per dare voce e rappresentanza a quanti si impegnarono direttamente nella Resistenza correndo rischi concreti per riportare la libertà e la democrazia nel nostro Paese, dopo una dittatura ventennale e la partecipazione dolorosa, fallimentare e dissennata alla II Guerra Mondiale. Oggi però ho deciso di iscrivermi e questo per due ragioni.
La prima è il patrimonio di esperienze e conoscenze maturato durante l’interminabile campagna elettorale referendaria del 2016: scoprire che anche a sinistra (o in quella che fu la sinistra) si considera “un impiccio” il delicato equilibrio istituzionale edificato nel 1946-47, si è scelta la strada delle riforme dall’alto e a colpi di maggioranza, si è data preferenza alle esigenze del decisionismo autoritario su quelle della rappresentanza democratica è stato per me choccante. Difendere la Costituzione è stato difendere non un testo, ma un metodo e un’idea di politica e di società e avere in questa battaglia l’Anpi dalla mia parte mi ha fatto sentire meno solo, considerato che allora militavo nel Partito Democratico dove una posizione dissenziente su questo punto non era considerata ammissibile.
La seconda ragione per la quale mi sono iscritto è la preoccupazione per la deriva della cultura politica e del dibattito pubblico italiano su temi fondamentali, a cominciare dall’immigrazione. Non sono un ingenuo, mi rendo conto di come siamo di fronte a un fenomeno epocale per complessità e contraddittorietà. Ma proprio per questa ragione ne rifiuto ogni risposta semplicistica e resto esterrefatto davanti alla deriva xenofoba e razzista che sta allagando la nostra società civile. E questo fatto mi ha confermato come il Fascismo rappresenti non solo una precisa e peculiare esperienza storica ma anche una “mentalità caratteristica”, un approccio alla politica e alla società sempre presente, anche quando non viene chiaramente individuato.
Cosa rappresenta oggi l’Anpi per me
L’Anpi ha una funzione fondamentale di tutela della memoria e difesa dei valori fondamentali della Resistenza e della Costituzione che da quella esperienza ha avuto origine. Per questo è molto di più che una associazione con finalità culturali e politiche e la stessa aggressività di cui ne è spesso oggetto da parte di chi non ne condivide i valori ne dimostra la perdurante importanza e utilità non solo per chi vi ha aderito, ma per l’intera società italiana.
Viviamo in tempi di cambiamenti vorticosi, di punti di riferimento che vengono meno, di confusione politica ed etica e per questo un’associazione che ha tra le proprie finalità la custodia della memoria di un periodo così centrale nella nostra storia recente non può che essere benemerita e meritevole di sostegno.
Un breve ricordo del nonno
Nonno Manlio era nato nel 1902, si iscrisse al PCI nel 1921 e fino alla morte – avvenuta nel 1986 – ne fu iscritto attivo e partecipe. La centralità della politica e dell’esperienza resistenziale nel vissuto del nonno mi era chiara fin da bambino, però con me parlava d’altro, il militante, il partigiano e il poeta rimanevano sullo sfondo. Mi raccontava dell’Orso e del Leone nascosti in cantina, si occupava di insegnarmi parole che non conoscevo e mi accompagnava a fare passeggiate. Crescendo il dialogo tra noi divenne più intenso, più “politico”, ricordo quando mi telefonò per farsi spiegare le ragioni del movimento studentesco del 1985 che io – allora diciottenne – sentivo mie: era curioso, entrava nei dettagli, voleva essere “sull’onda” delle cose. Era un uomo mai banale, molto severo, molto rigoroso, ma capace di dolcezze inaspettate, che di solito trasformava in qualche poesia.
Avrei voluto avere il tempo per conoscerlo meglio.