Orazione di Doriana Armenise di UDU, Unione degli Universitari a Udine alla cerimonia presso il cimitero di Udine, sabato 11 febbraio 2023


Autorità civili e militari
Rappresentanti delle Associazioni Partigiane
Parenti delle vittime che oggi siamo qui a ricordare
cittadinɜ antifascistɜ

Buongiorno,
Nella giornata di oggi, 11 febbraio, siamo qui insieme per celebrare la memoria di 23 partigiani, osovani e garibaldini, che qui furono fucilati 78 anni fa come punizione per l’eroico assalto alle carceri di via Spalato di qualche giorno prima, il 7 febbraio 1945 che, secondo le testimonianze storiche, permise la liberazione di 33 prigionierɜ.
Più della metà di coloro che furono vittime di questo eccidio nazifascista erano anagraficamente più giovani di me, non avevano neppure compiuto 25 anni. Ragazzi, osovani e garibaldini, uniti dagli stessi ideali su cui costruire un futuro permeato di democrazia e libertà.
Seppure nella loro giovinezza, le lettere che hanno scritto prima di morire trasudano estrema maturità e consapevolezza. Tra queste abbiamo avuto modo di leggere quella di Luciano Pradolin, nome di battaglia “Goffredo”, che nell’ultimo saluto alla mamma le chiede di pensare con orgoglio a lui, perché pagando con la sua vita sta compiendo l’ultimo sacrificio per la Patria, per i santi ideali della verità, della libertà e della civiltà. Ideali che hanno visto il loro compimento nel più concreto strumento di democrazia che possediamo: la nostra Costituzione.
Un’altra figura protagonista della resistenza friulana che vorrei ricordare e che sento a me vicina per la professione è Aulo Magrini, nome di battaglia “Arturo”, Medaglia d’Argento al valore militare alla memoria, soprannominato “il medico dei poveri” per la sua estrema disponibilità. A contatto quotidiano con una realtà misera e precaria, studia e introduce una specie di mutuo sanitario: rese possibile ricevere le cure mediche per l’arco di un anno tramite l’acquisto a basso costo di una tessera sanitaria, ovviando così alle spese cui i malati sono sottoposti.
Fu ucciso dal fuoco nemico il 15 luglio 1944 presso il ponte di Nojaris di Sutrio durante il tentativo di impedire a circa 150 tedeschi di dirigersi verso il passo di Monte Croce Carnico. Nel combattimento persero la vita altri due compagni, Ermes Solari, anche lui garibaldino, e l’osovano Vito Riolino.
Arturo in una lettera alla moglie Margherita scriveva: “Ho creduto e credo fermamente in una società migliore e in un migliore prossimo avvenire di questa umanità. Non credo possibile, né posso in questo momento, rifuggire dalla responsabilità e dai doveri che me ne derivano. Non è questa che la ferma e calma decisione che chiunque, nelle sue modeste condizioni, voglia considerarsi degno del nome di uomo, deve prendere per sé e soprattutto per i propri figli”.
È per tutti loro e per chi come loro è morto per la verità, per la libertà, per la civiltà, che dobbiamo ricordarci cosa è l’umanità. Dobbiamo farlo per evitare che si instaurino nuovi individualismi che vadano a minare celatamente le fondamenta legislative del nostro Paese, rischiando di vanificare l’ultimo sacrificio che moltɜ partigianɜ hanno compiuto per tuttɜ noi.
Parlando di umanità, non possiamo quindi sorvolare su quanto sta accadendo ai giorni nostri: il caso dell’anarchico Cospito, ad esempio, che non giustifichiamo per i delitti da lui commessi, ma che si configura come un caso politico prima ancora che giudiziario.
Ma quali i collegamenti con il ricordo dei partigiani che qui commemoriamo? Ebbene, i ragazzi che trovarono la morte qui lottavano per un Paese libero, moderno e che non dimenticasse gli insegnamenti dellɜ moltɜ pensatorɜ che hanno fatto grande l’Italia.
Il paese di “Dei delitti e delle pene”, saggio dell’illuminista italiano Cesare Beccaria del 1974, nel quale si ripudia l’idea di una pena che sia “violenza di uno o di molti contro un privato cittadino”, proporzionata al delitto commesso dal reo.
Un interrogativo che ci poniamo è come faccia a non essere violenta una pena che vede la persona, per sua natura animale sociale, costretta in isolamento continuo per anni, con due ore al giorno “ora d’aria” in isolamento ed un colloquio al mese della durata di un’ora con lɜ familiari senza poter da questɜ ricevere un semplice abbraccio.
In un Paese che ha visto la commissione Antimafia proporre un’alternativa al carcere duro del 41-bis ci chiediamo come sia possibile che il Guardasigilli non abbia preso in considerazione un’esecuzione della pena più consona.
La lotta della resistenza non è finita nel 45 ma continua a vivere nella nostra Costituzione, anche nell’art. 27 comma 3: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Dobbiamo ricordarci cos’è l’umanità per evitare che altre persone continuino a venire uccise in guerre, sempre ingiuste. Come nuova generazione, che qui non ha vissuto guerre in prima persona, vogliamo portare avanti un pensiero pacifista, convintɜ che la soluzione a dispute internazionali non sia l’utilizzo della violenza.
Crediamo nell’autodeterminazione dei popoli e non vogliamo un mondo in cui si creino equilibri forzati grazie alle prove di forza e alle minacce armate. L’unica via che si dovrebbe seguire è quella della pace e della diplomazia.
Secondo le indicazioni della NATO gli Stati membri dell’alleanza atlantica dovrebbero impiegare almeno il 2% del prodotto interno lordo per spese militari. Al momento, l’Italia non è tra gli 8 Stati che hanno speso più del 2% del PIL per la difesa, ma ciò che ci preoccupa è che si sta andando in quella direzione.
Nel 2028 è previsto che i fondi destinati agli armamenti ammontino a 38 miliardi di euro, a fronte di una spesa di circa 26 miliardi nel 2022. Quello che fa più specie è che, se da un lato aumentano le spese militari, nel Documento Economico Finanziario del 2022 si tagliano invece i fondi a scuola e istruzione.
Nello specifico, la spesa per l’istruzione nel 2025 scenderà al 3,5% del PIL, calo drastico rispetto al 4% del 2020 e anche rispetto al 3,6% del 2015. Senza considerare che negli altri Paesi europei nel 2019 la media era il 4,7% del PIL dell’Unione, con alcuni Paesi (Svezia, Danimarca, Belgio) che sfioravano il 6%. Le prospettive future di un Paese si fondano sulla formazione giovanile e sull’aggiornamento in età più matura. Investire nell’istruzione, in un’istruzione pubblica, laica, gratuita e realmente democratica, significa contrastare le diseguaglianze sociali (per le quali siamo, purtroppo, al 1° posto in Europa).
Investire in istruzione significa costruire il futuro.
La storia ci insegna che i diritti non sono conquistati per sempre, e per questo quando parliamo di istruzione non possiamo fare a meno di pensare a Paesi come l’Iran e l’Afghanistan. Durante l’anno appena terminato, come in quelli che l’hanno preceduto, abbiamo assistito a numerose violazioni della libertà di studio, di insegnamento e ricerca. In Iran, le università vengono tradizionalmente considerate terreno fertile per il dissenso e le autorità applicano una sistematica politica di ‘tolleranza zero’ nei confronti delle voci dissidenti espellendo, arrestando, torturando e condannando studentɜ e docenti solo a causa delle loro idee o del sostegno dato a oppositorɜ politicɜ.
Non molto diversamente, in Afghanistan, il regime talebano ha imposto l’interruzione a tempo indeterminato dell’istruzione universitaria per le donne, costringendo il Paese a vivere una crisi dei diritti umani sempre più profonda, aggravata da importanti arretramenti dei diritti delle stesse, dalle rappresaglie contro oppositorɜ politicɜ e criticɜ, dagli attacchi alle minoranze tra cui Hazara-Shia e dalla repressione dei media.
Situazioni gravissime, che impediscono alle università di garantire quell’ambiente conforme agli ideali di libertà e di autonomia individuale che è loro valore fondante e che da studentɜ e cittadinɜ ci toccano direttamente. Come Unione degli Universitari di Udine non siamo quindi potutɜ rimanere in silenzio e attraverso il Consiglio dellɜ Studentɜ dell’Università di Udine abbiamo portato ad approvare, in Senato Accademico, una mozione in solidarietà e supporto alla libertà accademica della comunità studentesca in Iran, chiedendo all’Ateneo che si esprimesse con netto dissenso e che si prevedesse l’istituzione di un numero di borse di studio volte all’ingresso in Italia della comunità studentesca e dellɜ ricercatorɜ che non hanno più la possibilità di continuare gli studi nel proprio Paese. Sappiamo che è solo una piccolezza rispetto alla gravità di quello che lɜ studentɜ iranianɜ ed afghanɜ stanno vivendo, ma pensiamo che sia necessario da parte di tuttɜ, istituzioni comprese, esprimere la più ampia solidarietà.
La Resistenza partigiana a noi ha permesso di crescere in un Paese libero, in un sistema democratico che vorrebbe permetterci di vivere liberɜ.
Resistenza oggi per noi significa far vivere la Costituzione e applicarla davvero, significa costruire spazi di democrazia e partecipazione nelle città e nelle periferie, significa ascoltare e dare spazio a chi lotta per i propri diritti. Su questo, è evidente che c’è ancora tanto da fare: la Resistenza quindi non è finita, serve farla vivere nelle lotte di ogni giorno, assieme!

Per la pace, la giustizia sociale, l’uguaglianza, ora e sempre Resistenza