Neofascismo in grigio di Claudio Vercelli


Neofascismo in grigio di Claudio Vercelli – edizioni Einaudi

recensione a cura di Carlo Baldassi , comitato direttivo Anpi “Città di Udine”

L’obiettivo di questo stimolante e recente saggio è quello di indagare le molte forme con cui i fenomeni neofascisti e assimilati oggi si presentano. Non più legato direttamente ai regimi defunti nel 1945, non inteso ‘come potere bensì come esercizio di contropotere…(il neofascismo) si propone come figura rassicurante, non come soggetto dell’inquietudine (e)..si adopera per offrire un lessico della contemporaneità’ che possa offrire chiavi di lettura  di un orizzonte in profonda trasformazione’. Di fronte alle contraddizioni delle democrazie liberali ed ai disagi della complessità sociale attuale aggravati dalle ingiustizie del capitalismo finanziario, l’obiettivo delle pulsioni che in Europa definiamo neofasciste sarebbe quello di ’.. dare forma e sostanza di potere ad un tale disagio, non per offrire potere al popolo ma per cristallizzare relazioni gerarchiche, verticistiche, di cui storicamente il fascismo si è incaricato di essere garante’.

I neofascismi europei- da Casa Pound ad Alba Dorata e sino ai neonazi tedeschi o ucraini- oggi utilizzano un bagaglio di posizioni e suggestioni che mescola in vario modo populismo identitario col radicalismo di destra (dannunzianesimo), razzismo e ‘superomismo’ e porta spesso al recupero delle antiche radici fasciste mai sopite (in Italia il terrorismo nero degli anni di piombo od oggi i naziskin).

Queste posizioni ‘estreme’ provengono peraltro da un ben più largo e variegato insieme di posizioni ‘ultraconservatirici’: dal Front National di M. Le Pen in Francia a parti significative del centrodestra italiano, dai più pericolosi gruppi nazionalisti in Ungheria o in Russia sino ai suprematisti bianchi e ai QAnon negli USA. Ferreamente e storicamente avversi ai valori della sinistra (anche quando si dichiarano di essere ‘né destra né sinistra’)pur senza essere necessariamente parafascisti, questi movimenti guardano ad una società ‘legge e ordine’ (il suo).Al loro interno circolano poi vari filoni: qualunquismo politico tipicamente piccoloborghese, dietrologie assurde (oggi il Covid 19 come ‘complotto’), avversione ipocrita alle ‘elites finanziarie’, rancore e rifiuto della politica quale mediazione collettiva e intelligente (la casta che ruba, il Parlamento da aprire ‘come una scatola di tonno ’ecc). Alimentati anche da poteri economici influenti (es. la American Rifle Association per le armi) e da media di centrodestra non privi di beceraggine, questi movimenti sanno lanciare campagne politiche e azioni di piazza utilizzando soprattutto il web.

Certo, la democrazia è forte e noi antifascisti vigiliamo, ma si deve prendere atto che politicamente anche in Italia circola un diffuso ‘criptofascismo’ (così Vercelli) che-  negando o svalutando la Resistenza e i valori di progresso della Costituzione -vagheggia un società ‘omogenea’, senza conflitto sociale e pronta così per qualche nuovo ‘demiurgo’. Dai residui eredi di Salò a Forza Nuova e alla destra in doppiopetto che si richiama all’ex MSI, il neofascismo nostrano ha varie facce poco rassicuranti. Certo, rispetto alla situazione pre 1945 oggi vi sono delle differenze: più camaleontismo delle posizioni, meno richiamo ai regimi passati, più polemica ‘antieuropea’ che retorica patriottarda ecc.

E vi sono anche sensibilità sociali: dalle occupazioni di case sfitte ai banchetti con generi alimentari, Casa Pound o Forza Nuova guardano anche a ceti popolari che si sentono minacciati dal cambiamento globale e – sentendosi abbandonati dal welfare (e in parte ahimè dalla sinistra ufficiale) – cercano ‘protezione’ guardando indietro. Un’attenzione questa ‘ai penultimi’ che peraltro la destra esprime non priva del suo antico plebeismo. Infatti secondo Vercelli ‘l’autoritarismo oggi non necessita…di governi forti bensì di società fragili’.  In sintesi, le nuove destre radicali e i fenomeni neofascisti dimostrano una funerea vitalità che va combattuta dalle istituzioni ma soprattutto sviluppando ogni giorno i valori di una democrazia dal basso.