Internati Militari Italiani,  una scelta antifascista di  Silvia Pascale e Orlando Materassi


Internati Militari Italiani,  una scelta antifascista di  Silvia Pascale e Orlando Materassi

recensione a cura di Carlo Baldassi , comitato direttivo Anpi “Città di Udine”

Anche questo agile lavoro fa parte del rinnovato interesse politico e storico verso la vicenda triste e coraggiosa dei 650 mila IMI (Internati Militari Italiani) catturati dai nazisti dopo l’armistizio dell’Italia con gli Alleati l’8 settembre 1943. Con la forza (v.Cefalonia) e con l’inganno questi soldati italiani – mandati su vari fronti in una guerra sciagurata e poi lasciati senza direttive dal Re fuggiasco- furono disarmati e deportati dai tedeschi in decine di lager in Germania e Polonia. Ma essi nella stragrande maggioranza rifiutarono – per la loro dignità di uomini e soldati – di aderire alla neonata RSI di Mussolini potendo tornare così in Italia e perciò rappresentarono davvero una seconda Resistenza oltre quella dei nostri partigiani. La dizione IMI (Italienische Militaer Internierte)  e non Kriegsgefangene  (Prigionieri di guerra) venne escogitata da Hitler proprio per sottolineare il carattere vendicativo verso questi soldati definiti ‘traditori badogliani’ (che così non furono garantiti dalla Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra) e che dall’estate 1944 diventarono di fatto lavoratori forzati nell’industria bellica e nelle miniere del Reich sino alla fine della guerra.

Il saggio di Pascale e Materassi – cogliendo lo spunto  dal diario di un ex IMI veneto  (G.Tonellotto)- richiama dunque la loro resistenza  – morale e via via in molti anche ‘politica’-  evidenziandone il coraggio nonostante prigionia, umiliazioni, nostalgia di casa,  freddo, tanta fame, pidocchi e violenze. Come altri lavori sugli IMI  (v.ad es. V.Vialli e A.Natta) gli autori descrivono con significativi tratti il sistema detentivo con giornate di lavoro di 12 ore oltre alle marce e la lunga  odissea che per circa 50.000 di essi significò la morte. Infine sottolineano l’amaro rientro degli ex prigionieri in un’Italia semidistrutta che poi per troppi anni ‘se ne dimenticò’ ingiustamente volendo dimenticare la guerra e la sconfitta.

I lettori friulani possono utilmente affiancare questo saggio alla mostra fotografica sugli IMI che dal gennaio 2022 l’ANPI – in collaborazione con il Comune di Udine- sta proponendo con un successo notevole.