Fascisti contro la democrazia, Almirante e Rauti alle radici della destra italiana 1946/1976 di Davide Conti


Fascisti contro la democrazia,  Almirante e Rauti alle radici della destra italiana 1946/1976 di Davide Conti, Einaudi

recensione a cura di Carlo Baldassi , comitato direttivo Anpi “Città di Udine”

Tempestivo e necessario questo più recente lavoro di Conti che delinea con chiarezza le origini e il percorso del MSI e della galassia neofascista nei primi 30 anni della Repubblica e le cui propaggini in parte giungono sino all’attuale governo Meloni.

Fin dall’origine ‘Il MSI rappresentò il segno dei mancati conti dell’Italia con la storia del fascismo..nella misura di un rimosso nazionale e collettivo…che eluse la profondità delle radici fasciste nella società italiana e soprattutto nelle sue classi dirigenti e nei ceti sociali (piccola e media borghesia) che più erano stati organici alla dittatura’. (pag.XII)

Richiamate le condizioni nazionali e internazionali che nel 1946 permisero la nascita del MSI, Pino Rauti più tardi riassumeva così le varie componenti che vi conversero: l’ala dura che predicava la lotta armata clandestina (anche con attentati sin dal 1945), l’ala ‘assistenziale’ verso le migliaia di detenuti ed epurati fascisti del primo dopoguerra e un’ala già potenzialmente rivolta alla politica attiva.

Favorita da correnti di destra della DC centrista (Marazza, Scelba ecc) e da apparati dell’intelligence USA, la galassia neofascista proveniente da Salò comprendeva personaggi quali J.Valerio Borghese (Xa MAS), P.Romualdi (ex collaboratore del gerarca Pavolini e ora latitante) e M.Tedeschi (fondatore delle terroristiche FAR),  parte dei quali  furono condannati per attentati (es. nell’estate 1947 contro la Prefettura di Milano). L’unico dirigente che avesse al momento agibilità pubblica fu Giorgio Almirante (ex sottosegretario nel governo della RSI) che operò da subito per una dimensione politica del MSI, ottenendogli una prima modesta presenza istituzionale al Comune di Roma nell’ottobre 1947.

Ma fu nel clima della battaglia politica del 18 aprile 1948 che il MSI cominciò a ottenere visibilità (soprattutto tra la borghesia monarchica al Sud) e finanziamenti da alcuni settori di Confindustria, con appoggi indiretti dal Vaticano e di organizzazioni anticomuniste internazionali. Tra le vicende interne (i contrasti di Almirante con De Marsanich e poi Michelini) e la navigazione nel clima politico centrista, dal 1951 il MSI supera alcune precedenti incertezze ‘terzaforziste’ e accetterà formalmente anche il Patto Atlantico.

Tuttavia, ad onta dell’ambiguo programma ufficiale almirantiano (‘non rinnegare, non restaurare’) ‘la base militante e la stessa dirigenza missina mantenevano i tratti identitari del fascismo e del retaggio saloino..(rifiutando).. sia la democrazia che la collocazione atlantica del partito’. (pag.39). In quel mondo variegato restavano così ben presenti l’intima estraneità alla Costituzione nata dalla Resistenza ed una antica propensione alla violenza. Sino alle attività bombarole (v. attentati a Roma nel 1955 contro il PCI, la CGIL e università) delle componenti più estremiste e violente che facevano riferimento all’Ordine Nuovo di Rauti e ad organizzazioni giovanili quali FUAN e Giovane Italia. Dopo una fase di crescente influenza parlamentare del MSI che appoggiava i governi di fine centrismo (Pella, Zoli e Segni), seguì una fase assai meno favorevole negli anni ’60,  i quali invece videro la grade diffusione delle lotte giovanili e operaie e la forte influenza dei valori antifascisti. Contro quelle lotte popolari si sviluppò una deviazione autoritaria di parte dei ceti dominanti – spesso sostenuta da settori ‘deviati’ dello Stato e da servizi occidentali – che trovò nella galassia neofascista lo strumento della strategia della tensione sino alle  stragi di p.zza Fontana, Peteano, Italicus ecc. Vanno lette le pagine in cui Conti elenca i soggetti del terrorismo nero di quegli anni (Concutelli, Vinciguerra, Freda ecc) e le centinaia di atti dinamitardi, omicidi e aggressioni  (ricordo i miei primi anni ’70 a Milano).

Per quanto riguarda la leadership, la storia dei primi trent’anni del MSI vide di fatto l’alleanza strategica tra Almirante (sempre fascista ma abile trasformista) e Rauti il quale alimentava le pulsioni più anticostituzionali e violente del movimento. Sino al congresso missino del 1977 che ‘..sancisce il ritorno a un’evocazione identitaria del neofascismo  ..(segnando) il ritorno definitivo alle origini con Almirante che dichiara suicida l’ipotesi di defascistizzare il MSI’ . (pag.263) Così – ad onta di successive interessate forzature da destra –  né Almirante può esser considerato una sorta di precursore di Alleanza Nazionale nè Rauti si discostò dal suo progetto reazionario dando vita infine alla Fiamma Tricolore  ‘…ribadendo ancora una volta la connaturata incompatibilità di quel mondo con la democrazia repubblicana’.

Oggi le destre al governo tentano – maldestramente e affannosamente -un’operazione di riscrittura post-antifascista della storia d’Italia, ma appena gratti un po’ riemerge quella ‘fiamma’ che tuttora campeggia sul simbolo di Fratelli d’Italia. L’Italia nata dalla Resistenza vigila.