NESSUNO DIMENTICHI – VISITA ALLE PIETRE DI INCIAMPO NEL GIORNO DELLA MEMORIA 2024


Per il Giorno della Memoria 2024 una delegazione dell’ ANPI di Udine si è recata su alcune della pietre di inciampo della città per rispondere all’appello lanciato dall’ANPI Nazionale per Il 27 gennaio  2024 :

“(…) il 27 gennaio troviamo un momento per radunarci, laddove presenti, intorno alle Pierre d’inciampo, a quei segni tangibili della memoria dove sono impressi i nomi delle vittime. Ricordiamoli, raccontiamo, leggiamo la loro storia, o anche solo il loro nome e se qualche pietra dovesse essere sporca, puliamola.”

Ecco chi abbiamo RICORDATO:

Marco Bianchi, nato a Marano Lagunare (UD) il 25 maggio 1899, deceduto a Dachau il 22 gennaio 1945

Dopo il diploma in ragioneria all’ Istituto Zanon di Udine, intraprende la carriera militare che lo porterà a partecipare alla Grande Guerra fino ad ottenere la qualifica di Maggiore nel 1941. La sua avversione al regime fascista, rafforzata dall’emanazione delle leggi razziali e dall’ingresso in guerra dell’Italia a fianco della Germania, lo porterà, nel 1944, ad aderire alla Resistenza, diventando collaboratore della Divisone “Osoppo-Friuli”, nel battaglione Stella. Viene catturato il 2 agosto a Udine portato nelle carceri di via Spalato, poi alla risiera di San Sabba a Trieste, e infine verrà trasferito, il 14 agosto assieme ad altri militari, nel campo di Dachau. Qui , con il numero di matricola 91628, fu costretto ai lavori forzati per mesi in condizioni disumane che gli procurarono la morte il 22 gennaio del 1945.

Elio Morpurgo, nato a Udine il 10 ottobre 1858 , deceduto nel marzo 1944 durante il trasporto ad Auschwitz

Figlio di Abramo e di Caterina Luzzatto,  apparteneva a un’agiata famiglia ebraica. Fu sindaco di Udine tra il 1889 ed il 1894; poco dopo fu eletto deputato, e lo sarebbe stato in tutto per 6 legislature tra il 1895 ed il 1919. Fu Sottosegretario di Stato al Ministero delle poste e telegrafi nel 1906 e nel 1910, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’industria, commercio e lavoro nel 1916-1917 e nel 1917-1919. Nel 1920 fu nominato senatore del Regno d’Italia. Nonostante l’età avanzata e lo status di “ebreo discriminato” (ottenuto per la sua adesione al fascismo), fu arrestato mentre si trovava all’ospedale di Udine. Condotto dapprima alla Risiera di San Sabba, fu poi caricato in un convoglio diretto al campo di concentramento di Auschwitz. Morì durante il viaggio in un giorno imprecisato e la salma non fu più ritrovata. Secondo quanto riportato da successive ricerche effettuate dagli eredi negli anni ’60 e ’90 è molto probabile che la salma fosse stata trasportata prima in Sassonia a Zwickau (senza nome) e dopo il crollo della Repubblica Democratica Tedesca presso il Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare di Bari che accoglie anche le spoglie dei caduti italiani in Germania. Purtroppo anche in questo caso non vi è la certezza assoluta perché la salma non è stata identificata. Il figlio Enrico ha donato alla città di Udine, con lascito testamentario, il palazzo della sua famiglia che ora è sede dell’ Assessorato alle attività culturali del comune.

Cecilia Deganutti , nata a Udine il 26 ottobre del 1914, deceduta a San Sabba il 4 aprile 1945

Diplomatasi  maestra elementare, nell’aprile del 1944 diventa crocerossina e si prende cura dei soldati reduci dalla Russia, ma anche dei partigiani feriti che va a curare nelle case in cui sono nascosti.

Con la nascita della Brigata Osoppo, divenne staffetta di quelle formazioni, collaboratrice di don Giorgio Vale, cappellano al tempio Ossario, uno dei centri di sostegno alla Resistenza. Un altro dei suoi compiti è tenere i contatti con le missioni alleate e italiane. Durante una di queste azioni Cecilia, insieme ad un ufficiale triestino, cade in un’imboscata che viene tesa in un bar di Udine ma i due riescono a fuggire. Invece di cercare un rifugio sicuro, Cecilia rientra a casa perché ha paura che possa essere fatto del male alla sua famiglia. E infatti fu arrestata lì la sera stessa.  

In seguito verrà condotta nel carcere di Trieste, interrogata e torturata. La sorella Lorenzina, che riuscì a parlarle attraverso la grata di una cella, ha raccontato che il suo primo pensiero fu di chiedere se il suo arresto avesse causato problemi alla famiglia. Rassicurata, fece un sospiro di sollievo. Il 4 aprile ’45, fu prelevata e condotta alla Risiera di San Sabba. Di lei non si seppe più nulla. Medaglia d’oro della Resistenza.

Antonio Danelutti, nato a Udine il 1° agosto 1923, deceduto a Mauthausen il 1° marzo 1945

Di professione commesso, dopo l’8 settembre 1943, per sfuggire all’arruolamento forzato previsto nei bandi dell’occupante  nazifascista, entra a far parte, il 7 maggio del 1944,  della Divisione Osoppo -Friuli, nel Battaglione Udine, con il nome di battaglia Alemanno. Quel reparto contribuirà alla costituzione della Zona Libera del Friuli Orientale, un territorio temporaneamente liberato dallo sforzo congiunto della brigate osovane e garibaldine. Purtroppo alla fine dell’estate del 1944, la Zona Libera è investita da una brutale offensiva nazifascista e cosacca, che costringe il Battaglione Udine, impiegato in una battaglia di difesa del territorio liberato,  a ripiegare nel tentativo di sganciarsi dall’accerchiamento. Molti partigiani, tra cui Alemanno, vengono fatti prigionieri e destinati alla deportazione nei lager. Per Antonio la destinazione sarà Mauthausen e in quel luogo di sofferenza troverà la morte il 1 ° marzo 1945: il suo corpo non verrà mai recuperato.

Giambattista Periz , nato a Udine Nato a Udine il 14 settembre 1898, morto a Mauthausen il 3 marzo 1945,

Operario metalmeccanico, Periz  si iscrive al Partito Comunista nel 1925 ed è tra gli organizzatori, con i dirigenti dell’allora PcdI, della lotta antifascista nella sua città. Giovan Battista Periz riuscì a non cadere nelle maglie della polizia fascista sino al 1931; in quell’anno, arrestato dall’Ovra e deferito al Tribunale speciale, viene condannato a diciotto anni di reclusione. Grazie ad un’amnistia, non li scontò tutti, ma fino alla caduta del fascismo fu perseguitato ed emarginato. Dopo l’8 settembre 1943, con il nome di “Orio”, fu tra i primi protagonisti della Resistenza nell’Udinese. A causa di una delazione  viene catturato a metà del mese di gennaio del 1945,  prima torturato nelle carceri di Udine e poi, in precarie condizioni fisiche, viene deportato a Mauthausen. Alcuni dei sopravvissuti del lager, hanno testimoniato che, benché allo stremo delle forze, “Orio” fu un esempio di fermezza e dignità, fino alla morte, sopravvenuta alcune settimane dopo l’arrivo nel campo del non più giovanissimo combattente antifascista.

Silvio Rizzi , nato a Udine il 6 febbraio 1926, deceduto a Mauthausen il 25 marzo 1945

Impiegato presso la Banca del Friuli , dopo l’armistizio dell’ 8 settembre 1943, decide  di prendere la via dei monti e diventare il partigiano Treno. Entra nelle fila della Garibaldi Natisone con il compito di tenere il collegamento tra il comando dei GAP e gli altri nuclei partigiani della zona. Silvio vive in clandestinità e torna raramente a dormire a casa della sua famiglia ma la notte del 25 gennaio 1945 , inaspettatamente, si ferma. A notte fonda la famiglia viene svegliata da un gruppo di tedeschi che battono alla porta di casa coni fucili. Silvio prova a fuggire attraverso il granaio mentre la casa viene perquisita ma la sua corsa finisce nel cortile dietro la casa dove viene catturato dalle SS. Il 6 febbraio 1945 verrà deportato su un convoglio diretto a Mauthausen dove morì a causa della broncopolmonite il 25 marzo del 1945.

 

Altre foto della giornata

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