Immagini della cerimona del 7 aprile 2024 alle Carceri di Udine


L’Anpi ricorda la strage di via Spalato di Viviana Zamarian – UDINE – Lunedì 08 Aprile 2024  – MESSAGGERO VENETO
Il ricordo della strage di via Spalato che diventa memoria collettiva. Che si traduce in una difesa dei principi della Costituzione. La memoria che si fa appello contro la guerra. Che diventa sprone per costruire un futuro di pace. Il ricordo e la memoria dei 29 partigiani fucilati dai nazisti al carcere di Udine il 9 aprile 1945: 22 giorni dopo, Udine sarà liberata e il sindaco nominato dal Comitato di Liberazione nazionale, Giovanni Cosattini, nel pomeriggio accoglierà le truppe inglesi e neozelandesi che entreranno in città da viale Venezia.
«Un eccidio – come ha ricordato ieri Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti per il Comune di Udine – commesso per la voglia irrefrenabile di odio, vendetta, violenza cieca e brutale da parte di chi aveva come motto “Viva la muerte” e per la rabbia per la sconfitta di un sogno imperiale di dominio sui paesi europei per cancellare cultura, lingue, religione diverse e perseguitare le minoranze».
Ricordare i 29 partigiani «è una manifestazione di cittadinanza attiva, un dovere che ha un nome preciso: antifascismo – ha dichiarato Antonella Lestani, presidente dell’Anpi Provinciale di Udine che ha promosso la cerimonia –. Ci sono crimini che non cadono in prescrizione e valori imperituri che derivano dalla Costituzione e sono fondanti della nostra civiltà. Gli uni e gli altri non potranno mai essere confusi anche se sono trascorsi tanti anni. Senza memoria del proprio passato e coscienza del proprio presente un popolo rischia di ricadere nei drammi dai quali è faticosamente uscito». «Per battere autoritarismo e oppressione – ha proseguito –, manganelli, precarietà e devastazione ambientale serve costruire un futuro migliore. La Liberazione è sopratutto questo, la voglia di una umanità realizzata. La battaglia della difesa della Costituzione antifascista compete all’Anpi e a tutti i cittadini: questa è la nuova resistenza. Diciamo no alle guerre e costruiamo la pace, occorre un’azione determinata dell’Europa che però appare inerme».
Tra i caduti per la libertà Mario Foschiani e Mario Modotti erano originari di Udine, «la città che fieramente ho l’onore di rappresentare – ha poi dichiarato il sindaco Alberto Felice De Toni presente alla cerimonia con numerosi amministratori comunali, rappresentanti delle associazioni – che, grazie a “La fede ardente e l’indomito valore” dei combattenti partigiani di tutto il Friuli, è stata decorata con la Medaglia d’oro al valor militare per la guerra di Liberazione». Settantanove anni dopo il massacro dei 29 partigiani «abbiamo il compito di difendere e attuare i valori della Costituzione con le nostre parole e le nostre azioni. Tutelarli davanti alle ingiustizie, alle divisioni e alle discriminazioni, proteggerli nella vita di ogni giorno. La nostra oggi è una battaglia di difesa dei valori di democrazia, di pluralità, di giustizia, di inclusione, di libertà di pensiero, di parola e di voto e di umanità. La Resistenza è patrimonio di noi tutti e l’antifascismo è il terreno su cui è stata ricostruita l’Italia. Essere qui insieme, una vo lta all’anno da 79 anni, ha un significato profondo, ancora di più quest’anno con due guerre in corso a noi vicine: una in Ucraina e una in Palestina».
Esserci ieri, dunque, come ha poi sottolineato Corleone, dopo i canti del coro popolare della Resistenza, dimostra che «esiste una comunità che resiste ai cattivi sentimenti. Essere qui è segno di una umanità che non dimentica. Rendiamo onore a 29 giovani eroi, a 29 patrioti, a 29 vittime della violenza nazista. Siamo qui per confermare l’impegno per esaltare le libertà e difendere la Costituzione nata dalla Resistenza». Un appello che arriva proprio al di fuori delle mura del carcere «che oggi è una discarica sociale. La scommessa del reinserimento sociale previsto dall’articolo 27 della Costituzione è quasi impossibile. Solo grazie alle associazioni di volontariato si cercano risposte. Anche in questo carcere si soffre il sovraffollamento che rende pesante la vita dei detenuti e il lavoro della polizia penitenziaria. Il primo diritto da difendere è quello alla vita e alla salute e la Regione deve garantire un impegno maggiore rispetto alla situazione attuale». Corleone ha poi annunciato che «alla fine dell’anno questo luogo sarà trasformato con nuovi spazi, per cultura, studio, lavoro e l’arte. Sarà costruito anche un teatro aperto alla città, la società dovrà esser protagonista del cambiamento e alle istituzioni il compito di fare la loro parte». — © RIPRODUZIONE RISERVATA