Sull’uso pubblico della storia di Davide Conti


Sull’uso pubblico della storia di Davide Conti, Forum Editrice

recensione a cura di Carlo Baldassi , comitato direttivo Anpi “Città di Udine”

In questo breve ma intenso saggio a mò di intervista, lo storico D.Conti sottolinea come in ogni paese un ‘..calendario civile stabilisce un perimetro storicamente identificativo.. (che) Nella scelta di alcune date cerca di rispondere da un lato alla domanda identitaria e dall’altro al carattere di narrato politico, sociale e culturale di una nazione o di uno Stato’.

Il caso dell’Italia repubblicana è molto significativo: dopo gli anni ’70 di riscoperta dei valori dell’antifascismo e delle lotte popolari, è venuta emergendo una certa involuzione ‘verso destra’. Questa tendenza è stata favorita dal lungo rifiuto della Resistenza da parte di postfascisti e assimilati (i governi Berlusconi mai avevano celebrato il 25 aprile) e parallelamente dall’interpretazione ‘moderata’ della Costituzione, la quale invece – nata dalla Resistenza – è antifascista, innovativa e ‘operativa’ per definizione. Potrebbe bastare il secondo comma dell’art.3 che definisce dovere della Repubblica ‘rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che …impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese’. Tutto ciò ha alimentato via via anche in Europa la ‘riemersione di fenomeni politici regressivi’. In Italia questa involuzione storico-memoriale negli ultimi 30 anni è approdata – sostiene Conti – ad un ‘populismo storico’ che ha favorito letture superficiali o faziose di vicende e date simboliche che invece vanno lette nella loro complessità. Così ad es. il Giorno della Memoria (27 gennaio) originariamente pensato per tutte le deportazioni (di politici, ebrei, IMI ecc), il Giorno del Ricordo (10 febbraio) o – dal 2022 – la stessa istituzione della Giornata della memoria del sacrificio degli Alpini il 26 gennaio. Definita in ricordo della ritirata di Nikolaiewka nel gennaio 1943 questa celebrazione evita però di ribadire che – al di là del disperato eroismo – gli alpini fossero stati mandati da Mussolini ad aggredire l’URSS e in quelle disastrose condizioni. Non a caso molti giovani alpini come N.Revelli partirono sommersi di propaganda e ..tornarono  partigiani.

In particolare la Giornata del Ricordo in (giusta) memoria del triste esodo degli italiani da Istria e Dalmazia dopo il 1945 viene tutt’ora presentata – anche da istituzioni – in una luce parziale o ‘unilaterale’. Eppure i lavori finalmente bipartisan delle Commissioni degli storici italiani, sloveni e croati già negli anni Duemila avevano generato una lettura sostanzialmente condivisa e non nazionalistica dell’insieme degli avvenimenti tragici del 1941/1943/1945 foibe comprese, un risultato ribadito anche nel 2023 dalle associazioni partigiane dei tre paesi, ormai insieme in Europa.

Il saggio di Conti prosegue sottolineando come la funzione della storia nella sfera pubblica – pur rispettando le memorie personali – è di fornire una visione larga e ‘oggettiva’ degli avvenimenti che fanno da sfondo ai valori di una comunità. Fondamentale dunque -soprattutto oggi- il lavoro con i giovani, cui la stessa Anpi propone una lettura coinvolgente e non solo celebrativa dell’antifascismo. In sintesi, il saggio di Conti ci stimola ad una visione critica volta a ‘restituire centralità alla storia anzichè esclusività alla memoria’ accettando ma non subendo la complessità attuale.