Orazione di Luciano Marcolini Provenza Vice Presidente Anpi Provinciale di Udine a Cividale del Friuli il 31.10.2022


31 ottobre, l’omaggio del Comune e delle autorità slovene ai Caduti della Resistenza

 A nome dell’ANPI provinciale e di quella di Cividale ringrazio i rappresentanti della vicina Repubblica di Slovenia, la dottoressa Kaja Širok, funzionario di Stato presso il gabinetto del Presidente del Governo, il Consolato Generale sloveno e i compagni e amici delle associazioni culturali e partigiane slovene per la loro visita e per l’omaggio che rendono al Monumento alla Resistenza di Cividale.
I comuni sacrifici per la Liberazione dal giogo nazi-fascista sono plasticamente rappresentati dal Monumento voluto dalla collettività cividalese. Per quanto riguarda la nostra Associazione, dopo i gemellaggi con Zveza Združenj Borcev za Vrednote di Bovec, Kobarid e Tolmin quest’estate abbiamo sottoscritto identico accordo con i rappresentati della Brda di Medana, Dobrovo e Kojsko.
Una collaborazione questa che avviene nel solco della valorizzazione di una lunga storia di convivenza pacifica, funestata dall’avvento dei nazionalismi e che è tesa a valorizzare ciò che ci unisce con la convinzione che visioni anche diverse, se affrontate con questo spirito, sono un arricchimento reciproco.
L’anno scorso ci siamo ritrovati qui dopo un periodo di forzata sospensione di tutte le attività; Eravamo speranzosi nella prospettiva di avviarci verso un drastico cambiamento per quando riguarda lo sfruttamento dell’Uomo sulla Natura, per quanto attiene alle enormi diseguaglianze sul piano economico e sociale all’interno dei singoli Paesi, in Europa come a livello internazionale.
In particolare lo sforzo di solidarietà finanziaria compiuto per la prima volta in queste forme e proporzioni dall’Europa faceva ben sperare verso un futuro indirizzato a maggior sostenibilità, equità, solidarietà con l’ulteriore abbattimento delle barriere nazionalistiche.
La guerra di aggressione promossa dalla Federazione russa e i piani attuati dagli stati per fronteggiarla hanno completamente sconvolto quella possibile agenda. A questo dobbiamo aggiungere, per quanto riguarda il nostro Paese e i morti che oggi qui ricordiamo che, per la prima volta nella storia repubblicana, il Governo appena insediatosi è retto, a maggioranza, da una forza politica radicata nel neo-fascismo nazionale ed europeo.
Su quest’argomento farò una citazione nel centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini dai suoi “scritti corsari” che mi pare chiarificatrice, preveggente e di monito per la nostra comunità nazionale:
“Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese è speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al sedere, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale.”.
Inoltre, sul piano europeo, ma coinvolgente il contesto internazionale, si registra l’incapacità di mettere in primo piano i propri interessi continentali non si riesce a formare cioè un’“identità”  autonoma slegata dagli interessi nazionali e nord atlantici. Ci troviamo di fronte a un dilemma: guerra o pace?
Per chi ha a cuore la pace, lo sconforto rischia di prendere il sopravvento ed anche su quest’argomento, per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, l’uso dell’arma atomica non è più “solo” una minaccia ma diventa un’opzione militare possibile.
Per questa ragione mi appresto a terminare con un’altra citazione, questa volta da “Guerra e pace” di Lev Tolstoj:
“All’avvicinarsi di un pericolo, sempre due voci con uguale forza parlano nell’intimo dell’uomo: una voce gli dice sempre assennatamente di riflettere sulla natura del pericolo e sui mezzi per evitarlo; l’altra, ancora più assennata, gli dice che pensare a un pericolo è troppo penoso e tormentoso quando prevedere tutto, e sottrarsi all’andamento generale delle cose, non è in potere dell’uomo e perciò è meglio distogliersi dalle cose penose finché non sono sopraggiunte, e pensare piuttosto a quelle piacevoli. In solitudine l’uomo è piuttosto sensibile alla prima voce, in compagnia, al contrario, alla seconda.”
Voglio sperare che, seguendo l’esempio dei nostri Partigiani, nel momento nel quale deponevano finalmente le armi e scrivevano in maniera autonoma e non sotto dettatura la nostra Costituzione repubblicana, caso unico tra i tre paesi maggiormente responsabili del secondo conflitto mondiale, il ripudio dell’opzione guerra si manifesti come reazione collettiva e non solo individuale smentendo così quanto descritto nell’imminenza della catastrofe da Lev Tolstoj.

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