13 APRILE 2025
Signor Sindaco di Udine, Signori Sindaci, Autorità civili e militari, consiglieri e rappresentanti delle Pubbliche Amministrazioni, rappresentanti delle Associazioni combattentistiche e d’arma, rappresentanti dell’Associazione Partigiani Osoppo, parenti delle vittime che oggi ricordiamo, cittadine e cittadini di Udine, a nome dell’ANPI Provinciale saluto e ringrazio per la partecipazione. Saluto e ringrazio per la presenza il signor questore di Udine, Domenico Farinacci; il maggiore Pietro Visconte in rappresentanza del Comando della Brigata Alpina Julia, i rappresentanti della Polizia Penitenziaria per la Casa Circondariale di Udine.
Hanno inviato i loro messaggi di saluto il presidente della Regione FVG Massimiliano Fedriga che a causa di concomitanti, indifferibili impegni istituzionali non può essere presente e si unisce nel ricordo dei Caduti, il Gen. B. Gabriele Vitagliano, Comandante della Legione Carabinieri Friuli Venezia Giulia. Un saluto e un ringraziamento anche all’oratrice di oggi, Annalisa Comuzzi delle Donne in Nero; movimento pacifista internazionale, la sua presenza oggi è particolarmente significativa.
Oggi il ricordo va anche al partigiano garibaldino “Verde”, Dorino Cantarutti, che non mancava mai a questa cerimonia, lucido testimone di quei valori di pace e libertà che lo hanno visto combattente da quando era soltanto un ragazzo, scomparso a febbraio.
Con la forza della memoria torniamo oggi a 80 anni fa, quando all’alba del 9 aprile 1945, 29 partigiani, vennero barbaramente trucidati dalle famigerate SS di Hitler; 27 appartenevano alle formazioni garibaldine, 2 a quelle osovane; in tutto 29 antifascisti; con la forza della memoria torniamo al buio della guerra, alle famiglie trafitte dal dolore per la perdita delle giovani vite spezzate, a quando appresero la verità sulla fine tragica dei loro cari. Dolore è una parola che li accomuna a Claudio e Paola Regeni che dal 2016 con coraggio e tenacia si battono per avere verità e giustizia per loro figlio Giulio.
Con la forza della memoria torniamo a Mario Modotti “Tribuno” che andò incontro alla morte, annodandosi il fazzoletto rosso al collo, dopo aver lasciato le proprie scarpe a un compagno; con la forza della memoria vediamo il 19enne Luigi Ciol scrivere la sua ultima lettera alla famiglia. Oltre ai saluti, scrive “Una idea è una idea e nessuno la rompe”. Un’idea che nessuno può rompere: questa è stata la forza della Resistenza, un’idea che ha portato una minoranza di donne e uomini a compiere una scelta, quella di unirsi nel nome dell’antifascismo per un’umanità finalmente realizzata. Il valore della Resistenza sta in quella scelta di antifascismo e di ricomposizione della sua unità. Una storia che veniva da lontano e dalla consapevolezza degli errori che le divisioni del passato avevano comportato: una storia di unità dell’antifascismo che in questi quasi 80 anni di Repubblica ha salvato il Paese anche negli anni bui dei tentativi di golpe, dello stragismo e del brigatismo.
Siamo qui oggi, e lo ribadisco, a esprimere quel sentimento unitario rappresentato anche nel nostro medagliere: partigiani delle divisioni Garibaldi e Osoppo uniti per sconfiggere la barbarie nazifascista. L’ANPI è qui a rappresentare tutti i partigiani, nessuno escluso, perché siamo e vogliamo rimanere unitari. Le divisioni in questo campo non aiutano, perché sminuiscono il valore della Resistenza e impoveriscono la vita democratica e la politica. Per coloro che sono sopravvissuti e per coloro che sono morti sulle montagne, nei paesi, nei luoghi di tortura, noi, antifascisti, rinnoviamo oggi il patto civile e morale costituente, con le parole di Piero Calamandrei: “Un patto giurato tra uomini liberi che volontari si adunarono per dignità e non per odio, decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo”. Ma a cosa serve ricordare e fare memoria? Queste lapidi sono a monito perché non succeda mai più oppure un segnale di avvertimento: preparati che prima o poi tutto si ripeterà di nuovo?
Il dubbio viene, per la verità. Il dubbio che il passato non insegni per davvero. Che la memoria collettiva sia uno strumento fragile, facilmente manipolabile. La convinzione che ho è che non basti la memoria, ma che sia necessario aggiungere un faticoso, quotidiano, lavoro di studio della storia e di comprensione di dove stiamo andando. Perché, come nella vita, la memoria e la storia sono efficaci se determinano la scelta di comportamenti, non se sono solo una mostra di ricordi da celebrare. Per questo dobbiamo capire quali siano i segnali e quali siano gli anticorpi necessari anche oggi a difendere le democrazie europee e la nostra Repubblica Parlamentare, lo dobbiamo a queste vite perché loro seppero e vollero scegliere e scelsero la strada più difficile: quella di opposizione al nazifascismo.
Dobbiamo ricordare che l’antifascismo è impegno quotidiano, essere antifascisti significa contrastare un pensiero politico fondato sulla cancellazione dei diritti, sul razzismo, sul nazionalismo; essere antifascisti significa impegnarsi per una società che ha alla base parole semplici: Democrazia, Libertà, Lavoro, Uguaglianza, Pace, Solidarietà. Una società più umana e uno Stato disegnati dalla Costituzione Repubblicana. Una Costituzione che va applicata integralmente. Che va difesa dai tanti attacchi che continua a subire e che va fatta vivere nella sua pienezza e nelle sue potenzialità. Ricordiamoci che chi oggi vuole cambiare la nostra Carta non era lì a scriverla con le Madri e i Padri Costituenti.
In questo momento viviamo una situazione straordinaria e cambiamenti rivoluzionari: le guerre insanguinano l’Europa e il Medio Oriente, la pace o un cessate il fuoco sono difficili, una moltitudine di esseri umani è in movimento sul nostro pianeta, i cambiamenti climatici ci prospettano una catastrofe imminente, l’intelligenza artificiale con capacità sconfinate di applicazione è già in grado di condizionare le menti e una Unione Europea che sta perdendo quella cultura politica e civile che sembrava acquisita e base per i rapporti internazionali, politici ed economici che avevano garantito sviluppo e democrazia per 80 anni. È Europa di pace o Europa di guerra? Europa armata, o Europa disarmata? Europa che investe in armi tagliando il welfare? O Europa che investe in cooperazione tagliando le spese militari? La nostra idea d’Europa è un’Europa di pace e di sicurezza condivisa e comune per tutti i popoli. Le guerre, gli armamenti, costano! Costano tanto! Prima di tutto in vite umane ma costano anche perché sottraggono risorse economiche e finanziarie ai bisogni delle persone: alla sanità, all’istruzione, ai servizi, al lavoro. Fermarsi! Fermare le armi, fermare la guerra! fermare le guerre è un atto di coraggio! Di tanto coraggio che, soprattutto, guarda al futuro dei giovani e al futuro dell’umanità.
La pace era e rimane un imperativo categorico!
Un imperativo categorico per un’umanità uguale, che vive e vuole vivere e studiare, lavorare e gioire, non solo in quella parte del mondo dei cosiddetti Paesi ricchi, ma in ogni sua parte: senza morire di bombardamenti e fame, senza correre il rischio di attraversare deserti, mari e paesi sconosciuti per andare incontro ad altra disumanità! La pace: un imperativo categorico che dobbiamo ai nostri Martiri per la Libertà!
Viva la fratellanza tra i popoli.
Viva la Resistenza.
Viva la Costituzione italiana.
Viva la pace.