Mala tempora currunt


Mala tempora currunt …. pur se il detto ha una bimillenaria esistenza, può benissimo adattarsi ai nostri giorni.

E l’esempio ci proviene dal centro, dal Parlamento, dal Senato, da quella che dovrebbe essere appunto la massima espressione della civiltà di un popolo e che vede invece il risultato di un voto su un disegno di legge (senza entrare nel merito dei contenuti) accolto come un gol allo stadio (abbracci,  grida, urla, gesti ignobili). E nella nostra Costituzione c’è l’ art. 54 che recita “chi è chiamato a funzioni pubbliche ha l’obbligo di svolgere il proprio compito con DISCIPLINA E ONORE“.

Ma se il centro non brilla, non è che la periferia sia migliore.

Scorre sul Paese intero un’aria subdola di insofferenza, di intolleranza, di rigetto di quelle che sono le normali funzioni che spettano ad uno stato democratico.

Il dissenso, che in democrazia è il sale della libertà, viene vissuto in maniera assoluta, con rinuncia al logico confronto delle idee  e con forte richiamo al superamento delle regole stesse in nome di una “verità rivelata” che prescinde da tutte le “lungaggini” della democrazia.  

Esempi: nell’estremo nordest del paese la Giunta Regionale esclude a priori dalla presenza al Salone del libro di Torino una casa editrice, rea di “negazionismo o riduzionismo” arrogandosi il diritto divino di giudicare prima di  vedere: e quello che è più sconcertante ancora è la giustificazione successiva, fondata sul rispetto di quella famigerata mozione del 2018 che negava finanziamenti a quanti ritenuti colpevoli di “riduzionismo e negazionismo” della vicenda delle foibe.

Ora tutto possiamo dire della Kappa Vu, tutto possiamo dire degli autori che con essa pubblicano, tutto possiamo dire sulle interpretazioni politiche che gli addetti ai lavori ne ricavano, ma nulla possiamo obiettare sulla rigorosa documentazione storica che la Kappa Vu puntualmente pubblica. E la libertà di stampa ?

E poi la questione del Milite ignoto.

Si sta celebrando con straordinaria enfasi mediatica il centenario del Milite ignoto.

Un popolo ha il dovere di conoscere la propria storia, perché da essa deriva il nostro essere cittadini del terzo millennio. E il Milite ignoto rappresenta la pietà ed il dolore per le centinaia di migliaia di morti e la condanna inequivocabile della guerra. Deve essere la consapevole conoscenza delle immani sofferenze causate dalla “inutile strage”, delle tragiche conseguenze che quattro anni di guerra portarono al popolo italiano .
Il ricordo deve andare in questo senso e non può essere trasformato in sfilate di bandiere, labari e gagliardetti inneggianti all’eroismo e alla guerra.
Noi seguiremo il viaggio del milite ignoto e saremo presenti all’altare della patria per rendere i dovuti onori, convinti però che quel viaggio non termina al monumento nazionale, ma trova il suo naturale approdo nell’art. 11 della nostra Costituzione repubblicana “L’Italia ripudia la guerra…..” 
Dino Spanghero Presidente ANPI Provinciale di Udine e Coordinatore Regionale ANPI FVG
In allegato n. 3  ordini del giorno approvati dal Comitato Nazionale ANPI nella riunione del 27 ottobre 2021:
  • CENTENARIO DEL MILITE IGNOTO
  • AUTONOMIA DIFFERENZIATA
  • CENSURA ALLA CASA EDITRICE KAPPA VU

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