La farina dei partigiani di Piero Purich e Andrej Marini


La farina dei partigiani, una saga proletaria lunga un secolo  di Piero Purich e Andrej Marini– edizioni Alegre

recensione a cura di Carlo Baldassi , comitato direttivo Anpi “Città di Udine”

Si legge in un fiato questa saga proletaria dei monfalconesi, un rigoroso romanzo storico lungo un secolo raccolto da Purich intervistando Andrej Marini, erede di una schiatta di ‘cantierini’ e comunisti orgogliosi.

Il racconto si dipana intorno alle vicende di alcune famiglie proletarie della bisiacaria, terra di confine passata in un secolo dall’Impero austroungarico al fascismo, dal mito della rivoluzione socialista all’Italia repubblicana. Strutturato su una serie di flash back storici, il racconto si incentra in particolare sulle vicende di tre generazioni di operai specializzati del cantiere navale di Monfalcone, cantiere che rappresentava un’eccellenza tecnica internazionale e generava un forte legame sociale e politico tra le maestranze .

I protagonisti attraversano complesse vicende personali e politiche: il ‘caligher’ Giobatta di Cormons (che cercava l’evoluzione sociale), suo figlio Edi (mastro d’ascia in cantiere, partigiano e comunista irriducibile, il perno della saga che corre sulle conseguenze del grave ferimento causatogli dai cosacchi in fuga), Sidonia la moglie di Edi (una figura fondamentale nella famiglia Marini) e il loro figlio Andrej fonte principale del racconto.

Il percorso narrativo si arricchisce di varie tematiche: le questioni del confine orientale, il valore etico del ‘lavoro ben fatto’ e l’avvincente descrizione del varo di una nave negli anni ‘venti. Poi l’eroica Resistenza antifascista condotta con spirito internazionalista e quindi – nel turbine del secondo dopoguerra – le scelte che portarono alcune migliaia di ‘monfalconesi’ ad aderire alla Jugoslavia di Tito andando a lavorare nei cantieri di Fiume che erano stati abbandonati dagli esuli italiani. Particolarmente drammatica quella vicenda che – in pochi mesi dall’estate 1948 dopo la condanna del Cominform – trasformò anche i monfalconesi di Fiume (comunisti stalinisti come era il PCI di allora) in ‘nemici’ della Jugoslavia socialista che li perseguitò con ferocia (tristemente famoso il lager sull’isola di Goli Otok) mentre anche il PCI di Roma li ignorò. I flash back tornano alla festa popolare tra partigiani italiani e sloveni dopo la Liberazione quando dai magazzini nascosti dell’Intendenza Montes vennero distribuiti anche alcuni sacchi di farina (la farina che era destinata ai partigiani) e al matrimonio civile tra Edi e Sidonia. E poi – all’interno di un rinnovato clima antioperaio – il drammatico 1956 (in cui quei comunisti di Monfalcone si ritrovarono delusi due volte) e infine le vicende di Andrej – giovane irrequieto poi diventato tecnico di valore in vari paesi sino al suo ‘buen retiro’ a casa.

Una serie di biografie vere che richiamano ad ogni passo l’orgoglio di chi lottava per la libertà dallo sfruttamento e che nonostante le delusioni della storia può indicare anche ai giovani di oggi il valore degli ideali di progresso umano e civile del socialismo.