Il lungo inverno del 1933  di  Paul Jankowski 


Il lungo inverno del 1933  di  Paul Jankowski – edizioni Laterza cultura storica 2021

recensione a cura di Carlo Baldassi , comitato direttivo Anpi “Città di Udine”

Obiettivo del libro è offrire uno spaccato delle vicende complesse e intrecciate che portarono alla 2° Guerra Mondiale. L’ autore propone uno sguardo ampio sui primi anni ‘30 quando in Europa emerse una  ‘triade demoniaca di nazionalismo, autoritarismo e malcontento sociale’ che portò al tragico conflitto. Il tratto fondamentale di quel decennio – che inizialmente avrebbe voluto superare i motivi della 1° Guerra Mondiale  – fu che la ‘..politica di massa ostacolò qualsiasi impegno internazionale che non fosse chiaramente e immediatamente finalizzato alla salvaguardia di interessi egoistici di ciascuno stato’.

Dopo  ‘gli anni della locusta’, la Grande Crisi scoppiata nel 1929 sconvolse le società capitalistiche facendone esplodere contraddizioni vecchie e nuove. Agli effetti sociali ed economici si aggiungevano – in particolare nell’Europa centro-orientale – le insoddisfazioni in merito ai nuovi confini disegnati dalla Società delle Nazioni dopo il 1918, confini che avevano smembrato popolazioni e rinfocolato contrasti storici. L’affresco (a tratti forse ambizioso) illustra quegli anni cruciali iniziando non casualmente dalle capitali del trio fascista Tokio, Roma e Berlino. E quindi New York, Parigi e Londra, Varsavia e Budapest, sino all’URSS staliniana. Insomma un anno cruciale quel 1933 che preparò vari fattori poi sfociati nella guerra mondiale.

Rileggendo quelle vicende c’è una domanda che molti oggi si pongono: ‘Quali similitudini possibili con l’oggi? Quali errori evitare’?  Certo la storia non si ripete pari pari e giustamente Jankowski risponde che sono prevalenti le differenze. Si pensi intanto alla fine dei regimi fascisti ed al moltiplicarsi degli organismi sovranazionali dopo il 1945 (ONU, FMI, WTO ecc).  Tra essi in particolare l’UE  che – dopo un ‘appannamento’ iperliberista, con il Covid ed ora di fronte all’aggressione russa dell’Ucraina – sta recuperando una voce unitaria e progressista.  Oltre  alle istituzioni, altre differenze rispetto al 1933 riguardano naturalmente la proliferazione atomica ed il ruolo dell’informazione cibernetica. Inoltre alcuni attori principali sono cambiati (non c’è più l’URSS e la Cina è diventata la seconda potenza mondiale dopo gli USA) e i fattori competitivi sono in buona parte diversi. Tuttavia anche oggi – dopo l’ordine ‘forzato’ imposto dalla Guerra fredda  – riemergono contraddizioni profonde nel capitalismo finanziario e nazionalismi economici (il post 2008) e si affacciano pericolosi subnazionalismi etnico-politici od etnico-religiosi (nella ex Jugoslavia ieri e nell’Ucraina oggi, ma anche in Africa, M.Oriente ecc) che generano guerre ed esodi biblici aggravati dai fattori ambientali. Il mondo attuale resta interconnesso (il web come il business non ha confini) e i valori democratici sono sempre più necessari e  desiderati, ma la pace reclama impegno e rispetto. Perciò è indispensabile mantenere relazioni dialoganti valorizzando gli organismi internazionali (in particolare l’ONU) che spesso invece sono inibiti dalle grandi potenze.