ANTI FASCISTA Pensare, vivere, agire per la democrazia di Francesco Filippi, Piemme ediz.
recensione a cura di Carlo Baldassi , comitato direttivo Anpi “Città di Udine”
In questo nuovo e stimolante saggio Filippi propone un approccio antifascista che, partendo dalle esperienze del passato, sia capace di affrontare oggi in modo adeguato le sfide ai dilaganti fenomeni di ignoranza storica, autoritarismo e criptofascismo.
Intanto cos’era il fascismo di Mussolini? Pur nelle sue varie fasi (dal fascismo diciannovista e violento a quello ‘borghese’ e corporativo e sino alle sue ubbìe imperiali) consideriamo la descrizione ‘filosofica’ che G.Gentile ne dette nel 1932: il fascismo espressione massima dello Stato come costruttore e metro dell’azione dei singoli cittadini. Cioè l’autonomia di giudizio dei singoli non era prevista, e già questo era insopportabile. Ma il regime fu anche altro: controllo poliziesco e violenza istituzionale, demagogia e miseria, sino al razzismo ed alla vergogna della guerra accanto (e sotto) il nazismo.
Contro il fascismo (ed i similfascismi europei) si sviluppò dai primi anni ’20 un’opposizione minoritaria e coraggiosa che assunse varie modalità: dall’antifascismo istintivo (di classe) dei socialisti e comunisti italiani al Manifesto liberale di B. Croce, dai ‘fuoriusciti’ ad una dimensione più internazionale (guerra di Spagna) e sino all’antifascismo battagliero e vittorioso nel 1945. Dopo quarant’ anni in cui le istituzioni italiane ed europee avevano fatto dell’antifascismo un fattore ‘naturale’ del vivere democratico, dal crollo del Muro nel 1989 le cose cominciarono a cambiare nelle società e nella politica. In particolare in Italia, da fenomeno nostalgico e spesso colluso con trame eversive, la galassia di derivazione repubblichina (dal MSI a Ordine Nuovo e sino Casa Pound) dribblava la legge Scelba e cercava di accreditarsi come ‘destra anticomunista affidabile’. Sino allo sdoganamento di Alleanza Nazionale nel primo governo di S. Berlusconi (1994) il quale – ricordiamolo – si rifiutò sempre, da divisivo premier quale fu, di partecipare alle cerimonie unitarie del 25 aprile. Tutto ciò si accompagnava su libri e social a riletture ‘smitizzzanti’ – spesso insultanti – della Resistenza, mettendone in particolare sotto accusa il ruolo storicamente dirigente dei comunisti, ma così inficiando e delegittimando via via l’intero e più ampio bagaglio ideale dell’antifascismo, del quale peraltro molti italiani ‘benpensanti’ (la vasta ‘massa grigia’) non aveva mai avuto interesse nè vero rispetto.
Così vediamo che ‘..l’antifascismo attuale si trova di fronte non solo un fascismo in democrazia che sbandiera le proprie origini e le proprie linee politiche fasciste, ma anche una destra conservatrice elettoralmente molto più ampia che ha perso il suo carattere antifascista’. Perciò ‘..l’antifascismo di oggi deve essere con più intensità attento alle dinamiche che contraddistinguono la destra estrema…attraverso l’analisi delle proposte politiche, le loro implicazioni sociali e anche il modo in cui esse sono presentate’. (pag.187)
F.Fornaro nel suo recente saggio (‘Una democrazia senza popolo’– 2025) evidenzia l’attuale crisi dei sistemi democratici occidentali minati dall’astensionismo e dal montante populismo di destra, entro i quali si stanno facendo largo ‘..nostalgie autoritarie e antiparlamentari, coniugate con una lettura riduzionistica del fascismo’ .
In effetti, come vediamo ogni giorno anche nella UE, varie sono le minacce per le democrazie liberaldemocratiche e per le forze più progressiste: le contraddizioni clamorose del capitalismo iperfinanziario che minacciano i redditi, il welfare e la coesione sociale- unite ai fenomeni ambientali e all’immigrazione incontrollata – premono anzitutto sui ceti meno abbienti i quali oggi – contraddittoriamente – votano spesso a destra per rifiuto delle pratiche democratiche considerate inefficienti. A queste tendenze si è drammaticamente aggiunta dal 2022 l’aggressione russa all’Ucraina che sta generando ulteriori rischi. In questi fenomeni complessi si mimetizza (ma spesso si esibisce) anche un criptofascismo ‘narcotico’ contro il quale occorre un ‘antifascismo attivo’ (Filippi), capace di opporre una pratica democratica e partecipativa multiforme che abbia obiettivi ampi. Obiettivi sia istituzionali (la Costituzione e i suoi equilibri) sia nelle questioni socioeconomiche (governare i nuovi paradigmi in modo socialmente sostenibile) sia nel quotidiano civile (il diritto alla ‘piazza democratica’ senza minacce). Ma – ricorda Filippi – mai dimenticare gli aspetti culturali perché essi hanno effetti politici (Le parole sono importanti– da pag.171). Il governo Meloni in carica dal 2022 è una coalizione a cavallo tra i centristi e le destre sovraniste europee ma – in particolare nel partito dei Fratelli d’Italia cresciuto elettoralmente in pochi anni a scapito degli alleati – nonostante alcuni minimi e forzati passi avanti, resistono simboli e atteggiamenti di netta derivazione postfascista. Dalla fiamma di origine repubblichino-missina all’acquiescenza verso le (troppe) manifestazioni nostalgiche e sino ad una non casuale narrazione semantica (‘nazione’ invece di ‘paese’, l’uso fazioso del termine ‘patrioti’, ‘siamo fieri’ ecc) propalata grazie all’invadenza del governo sui media pubblici e privati, che però non riesce a nascondere la persistente povertà culturale delle destre. Noi dell’Anpi siamo comunque vigili e attivi.
P.S. Per capire il salto all’indietro che vediamo oggi basterebbe rileggere il discorso che S.Pertini fece a Genova dopo gli scontri del luglio 1960 contro il congresso del MSI (Filippi pag.96). Sarebbe bene che i parlamentari dell’opposizione lo divulgassero.