Mercoledì 6 aprile 2022
FLASH MOB
GORIZIA – PIAZZA TRANSALPINA
ORE 18
per dare l’avvio all’istituzione della
LA GIORNATA DELLA VERGOGNA
Da qualche anno il revisionismo storico, riguardo le vicende accadute sul territorio del confine orientale del nostro paese durante la seconda guerra mondiale, ha accresciuto il consenso occultando, o peggio negando, pezzi di storia pregressi assolutamente necessari per comprendere e avere il quadro generale di tutta la vicenda. Troppe volte sentiamo parlare di foibe, di pulizia etnica, alcuni si avventurano persino a parlare di genocidio.
Con la giornata del 6 aprile si vuole porre fine a questo obnubilamento della realtà dei fatti.
Il 6 aprile 2022 cade l’81° anniversario dell’invasione della Jugoslavia.
Il 6 aprile 1941 la Luftwaffe bombarda Belgrado, gli eserciti italiano e tedesco penetrano nel Paese, lo occupano e lo smembrano. Si compie il sogno imperialista fascista nei Balcani.
L’invasione avviene senza dichiarazione di guerra. La Jugoslavia è divisa in pezzi. L’Italia annette Lubiana, le province di Spalato, del Cattaro, il protettorato del Montenegro, alla Croazia dell’ustaša Ante Pavelić viene assegnato un re italiano. Con l’Albania, già conquistata, l’Adriatico diventa un “Mare nostrum”.
L’aggressione provoca oltre un milione di morti ed enormi distruzioni, ma i partigiani, opponendosi ai progetti disgregatori, riuniscono nell’esercito popolare di liberazione tutte le nazionalità della Jugoslavia. Per gli sloveni, che formano l’Osvobodilna fronta, si tratta di resistere all’annientamento come popolo, cosa che era nei progetti nazisti e, ancor prima, in quelli fascisti.
Alla fine di febbraio del 1942 il generale Mario Roatta emana la circolare 3C che prevede: fucilazione di ostaggi, uccisione in massa dei civili sospetti partigiani, incendio di villaggi (con i lanciafiamme dei reparti chimici), deportazione di intere popolazioni, campi di concentramento per civili, uomini, donne, vecchi, bambini, gestiti con direttive da morte per fame.
Gonars e Visco nella pianura friulana, Arbe, Melada, Mamula e Prevlaka, Zlarin e Antivari nelle isole dalmate, Treviso, Padova, Renicci di Anchiari, Fraschette di Alatri, Cairo Montenotte, Colfiorito sono i principali nomi del sistema concentrazionario fascista, che provoca migliaia di morti. A Gonars in Friuli almeno 500, di cui 71 bambini di meno di un anno.
La politica aggressiva italiana dopo l’8 settembre 1943 viene proseguita dalle formazioni repubblichine collaborazioniste dei nazisti, come la X Mas (che viene accolta ogni anno in gennaio nella sede comunale di Gorizia).
Nessun generale o fascista italiano ha mai pagato per i crimini di guerra commessi in Jugoslavia. Nessun gerarca fascista è stato condannato, nemmeno processato. La Repubblica, seppur nata dalla Resistenza, ha impedito l’applicazione delle clausole del trattato di pace, non consegnando i criminali di guerra richiesti dai paesi aggrediti. Questa operazione è stata avallata nel dopoguerra dagli alleati occidentali, per i quali l’Italia, diventata parte della NATO, doveva avere un esercito “purificato” dai crimini di guerra senza passare attraverso un tribunale internazionale di giustizia.
Attraverso questa breve sintesi è possibile comprendere meglio cos’è accaduto in quei quattro anni tra l’Italia e l’ex Jugoslavia: è giusto, corretto e addirittura indispensabile istituire il 6 aprile come “Giornata della Vergogna”.
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