CI HA LASCIATO ELIO MARTINIS “FURORE”


 

ELIO MARTINIS “FURORE” di Alberto Buvoli Direttore dell'IFSML

 

È deceduto ieri mattina  Elio Martinis, 92 anni, di Ampezzo, il  partigiano Furore del Comando  della Divisione Garibaldi “Augusto Nassivera” insieme a Mario Candotti Barbatoni e a Ciro Nigris Marco, uno dei protagonisti  della Repubblica libera della Carnia durante la seconda guerra mondiale. Diventa partigiano nella primavera del 1944, dopo una durissima esperienza con le truppe alpine nei Balcani e dopo essersi sottratto nell'autunno del '43 agli occupatori tedeschi, nascosto insieme ad altri compagni nei boschi sopra Ampezzo.

Era stato sempre un uomo libero, ribelle a tutte le costrizioni cui il fascismo sottoponeva gli italiani e ribelle agli occupatori tedeschi, come era stato sempre fortemente legato alla sua gente, dividendo le sofferenze di suo padre muratore, dei suoi ampezzani, dei carnici,  sottomessi all'oppressione economica dei sorestans. E così, quando si trattò di scegliere con chi stare, divenne garibaldino, coltivando non solo il sogno della libertà politica, ma anche quello della liberazione della sua gente dallo sfruttamento e dalle quotidiane angherie.

Dopo l'uccisione da parte dei fascisti di un suo cugino, Battista Candotti, capì che era ora di agire, di non subire più, e divenne partigiano, uno dei primi e dei più combattivi, sempre presente nelle situazioni più difficili e dure. Insieme ai suoi compagni fu artefice di esemplari ed incisive azioni contro i presidi repubblichini e tedeschi, contro le colonne nemiche che cercavano di entrare in un territorio, la Carnia e l'Alto Friuli, che ormai era divenuto libero. In un combattimento in Val Aupa venne ferito e ricoverato nell'ospedaletto partigiano di Mione. Ma la Zona Libera era stata realizzata, e si apprestava a diventare la più importante Repubblica partigiana d'Italia.

La reazione tedesca portò all'occupazione cosacca e caucasica della Carnia, libere fino a dicembre rimasero le valli friulane dell'Arzino, Tramontina, del Cosa, del Cellina e del Meduna, insieme alla Val Colvera.

L'inverno '44-45 fu uno dei più nevosi e freddi dei secolo, la vita partigiana divenne particolarmente dura anche se c'era l'aiuto della popolazione. Sul campo, attivi, rimasero solo circa duecento garibaldini, fra i quali Furore arroccato a Malga Avedrugno. Poi venne la primavera e, con essa, la ripresa dell'attività partigiana e infine la Liberazione.

Elio Martinis portò i segni di quella aspra guerra che fu la Resistenza. Si ritrovò malato di TBC e impiegò tre anni per guarire.

Poi, negli anni che seguirono, furono due altre le passioni che coltivò e che costituiscono la più ricca eredità, insieme all'esempio della sua vita, che egli ci lascia: la pittura e la scultura, e la paleografia. Si dedicò alle arti figurative, furono numerose le esposizioni che permisero a Martinis di farsi conoscere anche a livello europeo, come dimostra un catalogo pubblicato in Svizzera che riporta le quotazioni delle opere dei pittori europei, e la nostra regione friulana compare in quel catalogo con tre nomi, quelli di Ciussi, di Celiberti e quello di Elio Martinis, di Ampezzo.

L'altra passione fu quella della paleontologia: fu anche scienziato ed in contatto con i più importanti scienziati del mopndo, e a lui si deve la scoperta del paleozoico carnico in importantissimi affioramenti scoperti nella zona di Preone. Martinis raccolse  pezzi di importanza mondiale, quali il pesce volante Thoracopterus martinisi (che prese il nome in onore proprio di Elio Martinis) , e il piccolo rettile arboricolo Megalancosaurus preonensis (lucertola di Preone). I risultati delle sue ricerche impreziosiscono oggi il Museo di storia naturale  che egli volle con fortissima determinazione istituire ad Ampezzo, e il Museo di storia naturale di Udine (non ancora riaperto dopo il terremoto del '76).

Con Furore ci viene a mancare un uomo di grandissimo valore, un uomo la cui memoria rimarrà nella storia della Carnia, del Friuli, e della cultura italiana.